Arrigo Cipriani: «Io, l'unico maschio in classe nella scuola di 74 anni fa»

Venerdì 25 Giugno 2021 di Arrigo Cipriani
Arrigo Cipriani
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Nel 1947 passai l'estate a studiare. All'esame di quinta ginnasio ero stato rimandato a ottobre in italiano e greco e mio padre, che non credeva alle promesse tardive, mi aveva affidato alle cure del Professor Bacchion per l'italiano e al Prof.

Adragna per il greco. All'esame di ammissione al liceo classico fui alla fine promosso e mi iscrissi al Liceo Marco Polo che era nello stesso posto in cui si trova anche adesso, Le sezioni erano due: la A per i maschi e la B per le femmine. Bacchion insegnava filosofia nella A e Adragna italiano e greco in quella B.

Credo che il Professore di greco mi avesse preso in simpatia perché il primo giorno di scuola mi ritrovai unico maschio su 27 femmine nella sezione B. Cerco oggi di ricordarmi quale fu allora la mia reazione: ero certamente imbarazzato soprattutto perché le mie compagne di classe mi guardavano come fossi una mosca bianca e io, che ero seduto in primo banco, sentivo sulla nuca i loro sguardi curiosi. La cosa non ebbe seguito perché il preside Zolli che era di indole pragmatica ed era anche soprannominato Capéo capoto e carabattoe per via della frase con la quale accompagnava l'ordine di andare a casa dopo una marachella, rimise subito le cose a posto creando in fretta una nuova sezione, la C, che era mista, cioè composta da maschi e femmine e nella quale mi ritrovai seduto al posto che mi era stato destinato e che era l'ultimo della fila di sinistra. Le ragazze erano invece tutte nella fila opposta. Quella di destra. Mi chiedo ora cosa avrei potuto fare per rimanere salvo in quel ben di dio nel quale mi ero ritrovato il primo giorno. Non avrei potuto cambiare sesso, ma una scelta avrebbe potuto essere il cambio di genere. Forte della indiscussa minoranza del mio stato di unico uomo tra le donne, fidandomi dell'appoggio dei futuri legislatori, avrei chiesto di chiamarmi Eufrasia e cambiare perciò da quel momento il mio genere. Il nome avrebbe avuto un senso logico perché Eufrasia è la santa che condivide sant'Arrigo il 13 marzo. Non è dimostrabile se avessi allora potuto indossare le sottane saltando così in un attimo tutte le trasgressioni. Anche quelle della moda.

Vissi comunque la vicenda come un'ingiustizia dalla quale temo di non essere del tutto uscito. Perché, aiutato dalla legge Zan, sempre che allora ci fosse stata, e anche da qualche psichiatra, sarei riuscito probabilmente a costruirmi una personalità di genere diverso e affrontare la vita con la certezza di essere legalmente riconosciuto per quello che non apparivo a causa dei pantaloni alla Zuava che andavano di moda tra i maschi e che mia madre mi obbligava a portare sempre di qualche numero più grandi pensando che avrei potuto crescere. Solo che, allora, comandavano le maggioranze e non c'era spazio per nessuno che non si identificasse con i poteri forti. Negli ultimi anni invece le minoranze hanno acquistato nuova forza. Non è difficile capirlo. La semplificazione del ragionamento social, magari ripetuto nelle piazze, sta finalmente avendo ragione dei vecchi schemi culturali sui quali si sono basate le incerte certezze della vita. Qualche anno fa, una donna Onorevole, fu eletta a presiedere la Camera dei deputati della Repubblica. Tra i primi provvedimenti che prese fu la ristampa della carta da lettere che già esisteva, ma la cui intestazione al maschile avrebbe potuto creare confusione sul genere del suo ruolo. Così l'intestazione, da Presidente della Camera fu cambiata in Presidenta della Camera e così non vi fu più alcun dubbio sul genere di chi aveva il comando.

Ultimo aggiornamento: 26 Giugno, 09:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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