Chisso chiede di scontare la pena
alla mensa dei poveri della Caritas

Sabato 21 Novembre 2015 di Gianluca Amadori
Renato Chisso
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VENEZIA - Ha chiesto di poter scontare la pena residua, poco meno di un anno, prestando servizio alla mensa dei poveri della Caritas, e lavorando per la Fondazione Chiari di via Aleardi, a Mestre, un organismo che fa sempre riferimento alla Caritas e si occupa della gestione di alcuni immobili in città.

L’ex assessore regionale alle Infrastrutture, Renato Chisso, è comparso ieri mattina davanti al Tribunale di sorveglianza di Venezia, a cui spetta il compito di decidere le modalità di esecuzione della sentenza di patteggiamento con la quale all’ex esponente di Forza Italia è stata applicata la pena di due anni, sei mesi e venti di reclusione per il reato di corruzione, in relazione a consistenti somme di denaro che avrebbe ricevuto dal Consorzio Venezia.

Vestito in un elegante abito blu, visibilmente dimagrito, Chisso ha risposto per oltre un quarto d’ora alle domande che gli sono state rivolte dal presidente Giovanni Maria Pavarin e dal giudice Vincenzo Semeraro. Ad assisterlo era presente il suo difensore, l’avvocato Antonio Forza, il quale all’uscita ha spiegato che il Tribunale dovrebbe rendere nota la propria decisione nei prossimi giorni.

L’ex assessore regionale non ha rilasciato alcuna dichiarazione: è ancora agli arresti domiciliari con il divieto di avere contatti con l’esterno. E può uscire di casa soltanto un paio di ore al giorno per svolgere le attività necessarie alla vita quotidiana.

Arrestato il 4 giugno del 2014, Chisso è rimasto in carcere fino al successivo 13 ottobre, e da allora si trova ai domiciliari nella sua abitazione di Favaro Veneto. Finora ha scontato poco meno di un anno e mezzo e dalla pena complessiva ancora da scontare va detratto lo "sconto" previsto per la liberazione anticipata (45 giorni ogni semestre) che la Sorveglianza gli ha già concesso. Calcolando i successivi analoghi "sconti" che matureranno, l’esponente politico dovrebbe chiudere i conti con la giustizia nel giugno del 2016.

Il Tribunale deciderà come dovrà scontare i prossimi mesi sulla base delle relazioni prodotte da procura, forze dell’ordine e servizi sociali sul comportamento tenuto da Chisso in questo periodo: rispetto a Giancarlo Galan - protagonista di numerose esternazioni (fino a pochi mesi fa l’ex presidente della Regione non aveva alcun divieto di contatto con l’esterno) e dello smontaggio dei wc dalla villa che gli è stata confiscata - l’ex assessore ha tenuto un profilo molto più basso e riservato. Ma, a differenza di Galan, non ha "risarcito" neppure un euro: la confisca di due milioni di euro disposta dal giudice è rimasta soltanto sulla carta in quanto a Chisso - che continua a negare ogni accusa - non è stato trovato alcun bene, salvo 1500 euro su un conto corrente. In caso di mancato accoglimento dell’affidamento ai servizi sociali, Chisso potrebbe restare ai domiciliari e perfino tornare in carcere.
Ultimo aggiornamento: 18 Novembre, 08:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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