Cereal Docks, sei nuovi silos per stivare la soia a Marghera

Sabato 15 Aprile 2023 di Elisio Trevisan
Cereal Docks, sei nuovi silos per stivare la soia a Marghera

MESTRE - Altri sei silos giganti che si aggiungeranno ai dieci già in attività a Porto Marghera nel terminal che si affaccia sul canale industriale Ovest. È Cereal Docks che ha chiesto l'autorizzazione al Porto e alle altre autorità competenti per realizzarli nell'area che gestisce sin dal 2011 quando acquistò l'azienda dalla multinazionale americana Bunge che voleva disfarsene non ritenendo più interessante il business.

Cereal Docks, invece, fondata da due cugini vicentini, Paolo e Mauro Fanin, aveva ritenuto strategico sbarcare a Porto Marghera dall'entroterra, conquistando uno sbocco sul mare. E adesso l'investimento di altri milioni di euro che si appresta a fare nel giro di 18 mesi a partire dall'arrivo dell'autorizzazione della Conferenza dei servizi dimostra che ci avevano visto giusto.


CAMBIAMENTI CLIMATICI
D'altro canto già quando i due soci acquistarono la base di Marghera, e ancora più quando l'ampliarono nel 2015 e 2016, già lavoravano avendo presente che cosa fossero i cambiamenti climatici e le loro conseguenze soprattutto per l'agricoltura e i clienti che acquistano i prodotti della terra in grandi quantità. All'epoca, infatti, spiegavano che per loro le banchine del porto sono fondamentali perché «il mercato nazionale è saturo, non ci sono più campi coltivabili. Nei Paesi europei confinanti già siamo presenti. Ci mancava il mare per raggiungere Canada, Uruguay, Paraguay, Brasile e, in parte, anche il Mar Nero. Perché noi dobbiamo garantire le forniture ai clienti 365 giorni l'anno, e il nostro primo nemico sono i cambiamenti climatici, siccità o grandi piogge, che cambiano le colture». Col tempo, magari, tra i nemici avranno aggiunto pure le guerre come quella in Ucraina, uno dei granai del mondo, ma il ragionamento rimane lo stesso, e quindi è indispensabile raggiungere più mercati possibili. Perciò nel 2011 avevano acquistato dall'americana Bunge l'azienda di Porto Marghera in via Banchina dei Molini: la zona industriale veneziana e il suo porto sono infatti baricentrici per il traffico con l'Europa e con il mondo emergente. Quando nel 2015 Cereal Docks ha investito a Porto Marghera più di 40 milioni di euro per rinnovare completamente gli impianti, trattava 1 milione e mezzo di tonnellate l'anno di cereali vari e, oltre al quartiere generale di Camisano Vicentino, operava con le sedi di Milano, Fiorenzuola D'Adda (Piacenza), Summaga di Portogruaro, Ortisoara in Romania, e poi ha riaperto Roverchiara a Verona: Camisano Vicentino dedicata ai semi non Ogm, mentre Porto Marghera solo per la soia geneticamente modificata per dividere le due produzioni e non contaminare i semi Ogm free. Fino ad allora a Venezia l'azienda produceva 300 mila tonnellate l'anno di farina, olio grezzo e raffinato e lecitina di soia; dal 2016 è salita a 900 mila tonnellate annue aggiungendo anche farina di soia HP e Super HP. Sul canale industriale Ovest ci sono impianti di stoccaggio, essiccazione, tostatura, estrazione, raffinazione, e un deposito costiero per oli vegetali. Sempre nel 2016, grazie all'Accordo di Programma da 153 milioni di euro tra ministero dello Sviluppo Economico, Regione del Veneto, Comune di Venezia e Autorità Portuale per favorire la riconversione e la riqualificazione economica dell'area industriale e salvaguardare l'occupazione, vennero avviati i lavori (e completati nel 2017) per realizzare 700 metri di nuove banchine portuali davanti ai due stabilimenti agroalimentari Gmi (Grandi Molini Italiani) e appunto Cereal Docks: le nuove banchine hanno consentito ai terminal di ricorrere a moderne gru per movimentare le merci; inoltre un escavo a filo banchina ha permesso alle navi in ormeggio il massimo pescaggio consentito.


PIANI DI SVILUPPO
Tornando al progetto per i 6 grandi silos, è solo una parte dei nuovi piani di sviluppo di Cereal Docks che, come fa sapere, intende rafforzarsi dal punto di vista industriale e logistico un po' in tutte le sue sedi «con l'obiettivo di potenziare la catena di fornitura, sia delle materie prime che dei prodotti, per rispondere ai clienti italiani ed europei (cioè importanti aziende e marchi dell'industria alimentare) che chiedono garanzie di continuità della catena di rifornimenti».
 

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