Centro migranti, mini pena per un prefetto, a processo l'altro insieme ai vertici della coop

Venerdì 27 Novembre 2020 di Gianluca Amadori
centro miganti di Cona, foto di repertorio
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VENEZIA Un ex prefetto di Venezia condannato e un secondo rinviato a giudizio per le contestate irregolarità nella gestione del Centro di accoglienza per rifugiati di Cona (Cas), nel periodo compreso tra 2016 e 2017. Il gup di Venezia, Francesca Zancan, ha inflitto 20 giorni di reclusione a Carlo Boffi, 67 anni, ritenendolo responsabile di rivelazione di segreto (per aver preavvisato un'ispezione al Cas), ma soltanto colposa e non dolosa come sostenuto dalla Procura, che per lui chiedeva un anno e quattro mesi. Il suo predecessore, Domenico Cuttaia, 66 anni, anche lui oggi in pensione, è stato invece rinviato a giudizio assieme ad altri sette imputati, tra cui i titolari della cooperativa Edeco, gestore del Cas, e altri funzionari della Prefettura: il processo si aprirà il prossimo 18 marzo di fronte al Tribunale.

Tre dipendenti di grado inferiore di Ca' Corner sono stati infine prosciolti, perché il fatto non costituisce reato, in accoglimento delle tesi sostenute dalla difesa, secondo la quale si erano limitati ad ubbidire alle disposizioni dei superiori: si tratta di Gabriele Ballarin, 61 anni, di San Piero in Volta, Luciano Giglio, 66 anni, di Mira (entrambi difesi dall'avvocato Pietro Speranzoni) e Rita Francesca Conte, 54 anni, di Preganziol (avvocato Alessandro Lison). «Sono profondamente amareggiato - ha dichiarato Boffi - Una condanna anche solo di un giorno è uno sfregio dopo una vita di onestà e comportamenti retti e aver sputato sangue per far andare le cose bene nell'interesse della collettività: sono stato condannato per una mail che io non ho mai visto».

L'ex prefetto è stato assolto anche dalle accuse di falso e falsa testimonianza.

LA DIFESA L'udienza preliminare si è conclusa ieri pomeriggio attorno alle 17.30, dopo le arringhe dei difensori, che si sono battuti per il proscioglimento per tutti. L'avvocato Rampinelli, difensore di una viceprefetto, ha attaccato lo Stato accusandolo di aver abbandonato le Prefetture, scaricando sulle loro spalle migliaia di rifugiati, nell'impossibilità concreta di gestire l'emergenza. Quanto alle ispezioni preavvisate (con il risultato di consentire alla Edeco di sistemare le inadempienze), il legale ha precisato che non vi era di certo l'intenzione di agevolare la cooperativa, ma semplicemente la volontà di far funzionare la macchina dell'assistenza, ma anche dei controlli finalizzati al contenimento degli arrivi di migranti. Alcune ispezioni non si sarebbero potute svolgere senza appuntamento preventivo, in quanto il 70 per cento di rifugiati erano alloggiati in appartamento e, durante il giorno, sarebbe stato impossibile trovarli e farsi raccontare da loro la situazione. LA TRUFFA Oltre a Cuttaia, il gup Zancan ha disposto il rinvio a giudizio di fronte al Tribunale dei viceprefetti veneziani Vito Cusumano, 60 anni e Paola Spatuzza, 58 (accusati di rivelazione di segreto d'ufficio e falso). A processo anche l'amministratore di Edeco, Simone Borile, 51 anni, e la sua compagna Sara Felpati, 47, entrambi di Battaglia Terme (Padova); Gaetano Battocchio, 46 anni, di San Martino di Venezze (Rovigo) e la direttrice di Edeco, Annalisa Carraro, 30 anni, di Battaglia Terme, accusati di truffa e frode nell'esecuzione del contratto siglato con lo Stato per la gestione del Cas di Cona: avrebbero fatto lavorare nel Centro meno dipendenti di quanti erano previsti dal contratto. La pm Federica Baccaglini contesta loro anche l'impiego di medici e infermieri con turni e orari di servizio inferiori al previsto, oltre al subappalto del servizio, dal dicembre del 2016, alla coop Cba Group avvenuto senza comunicazione: una contravvenzione per cui è accusato anche il medico padovano Marco Arboit, 37 anni.

Ultimo aggiornamento: 10:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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