Centro migranti di Cona, assolto con formula piena l'ex prefetto Boffi: «Rivelò ai gestori una visita delle istituzioni? Il fatto non sussiste»

Gran parte delle accuse erano già cadute in primo grado

Venerdì 3 Febbraio 2023 di Nicola Munaro
Centro migranti di Cona, assolto con formula piena l'ex prefetto Boffi: «Rivelò ai gestori una visita delle istituzioni? Il fatto non sussiste»

VENEZIA - Diceva ieri sera Carlo Boffi, prefetto di Venezia tra il 2016 e il 2018: «Gli ultimi sono stati anni pesanti per chi ha sempre servito lo Stato e ha sempre cercato di avere rispetto delle leggi, essere perseguiti in questo modo è pesante. È stato il principio e non il quantum della condanna», cioè venti giorni di reclusione (pena sospesa) per aver rivelato ai gestori del centro migranti di Cona, nel Veneziano, centro ora chiuso, di una visita delle istituzioni. Da ieri quell'accusa e quella condanna non esistono più, spazzate dalla sentenza della Corte d'Appello di Venezia che l'ha assolto con formula piena. «La formula è quella del fatto non sussiste», chiarisce a fine udienza il suo avvocato, il penalista Maurizio Paniz. «Sono soddisfatto che una persona stimata ovunque e si è sempre comportata bene, è stato ripagato da un'assoluzione - conclude Paniz - che gli permette di metterci una pietra sopra».

LA VICENDA

Tutto era iniziato con l'inchiesta della procura di Venezia sulle presunte irregolarità nella gestione del Centro migranti di Cona. Boffi, 70 anni, come il suo predecessore Domenico Cuttaia, a Ca' Corner dal 2012 al 2016, era accusato di aver avvisato Edeco (ex Ecofficina) la coop mangia-tutto negli appalti per la gestione dei migranti, gestita dal padovano Simone Borile e dalla moglie Sara Felpati (ora a processo) di alcune visite ispettive all'interno del centro.
Gran parte delle accuse erano già cadute in primo grado.

Boffi, unico degli imputati, aveva scelto il processo per rito abbreviato e l'unica condanna, a 20 giorni, era arrivata per un singolo episodio, la visita a Cona dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, il 23 marzo 2017. Visita che era stata annunciata alla stessa Felpati attraverso una mail. Contro quella l'avvocato Paniz ha fatto ricorso in Appello e ieri è arrivata la vittoria in secondo grado.

«LO SFREGIO»

«Quella condanna in primo grado è stata incomprensibile, ho sempre creduto nella giustizia - aggiunge Boffi - Oltretutto la visita in questione non era una visita ispettiva, che si fa a sorpresa, ma conoscitiva e ora c'è una sentenza che lo dice».
Resta l'amarezza per la condanna del novembre 2020 «una condanna, seppur minima, è comunque uno sfregio - si sfoga l'ex prefetto - e blocca altre attività, la cicatrice si ripara adesso ma il dolore è precedente».

IL PROCESSO

Se la partita di Carlo Boffi si è chiusa ieri in Appello (la procura generale e la parte civile aveva chiesto la conferma della condanna decisa dal giudice dell'udienza preliminare) in tribunale a Venezia è in corso il processo per tutti gli altri imputati. I principali imputati sono i quattro responsabili di Edeco - l'amministratore di fatto Simone Borile, la moglie Sara Felpati, il presidente Gaetano Battocchio e la direttrice Annalisa Carraro - accusati di truffa e frode nell'esecuzione del contratto siglato con lo Stato. Poi l'ex prefetto Cuttaia e i viceprefetti Vito Cusumano e Paola Spatuzza, con le accuse di rivelazione di segreto d'ufficio e falso, in relazione ad alcune ispezioni. La pm Federica Baccaglini contesta loro anche l'impiego di medici e infermieri con turni e orari di servizio inferiori al previsto, oltre al subappalto del servizio, dal dicembre del 2016: una contravvenzione per cui è accusato anche il medico padovano Marco Arboit.
Due i filoni d'inchiesta: il primo riguarda alcune visite ispettive che, secondo i magistrati, si sarebbero dovute svolgere a sorpresa all'interno del centro di Cona e che, invece, sarebbero state preannunciate per favorire il gestore. Il secondo riguarda una presunta truffa e frode nell'adempimento di obblighi contrattuali. È qui che risulta indagato anche l'ex prefetto Cuttaia, al quale viene contestato di aver procrastinato due ispezioni della Ulss. Per questa imputazione sono chiamati in causa anche Borile, la moglie Sara Felpati e il rodigino Gaetano Battocchio, rispettivamente vice e presidente di Edeco.

Ultimo aggiornamento: 12:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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