Il prezzo del Casinò scende sotto
i 100 milioni: «Via questi manager»

Mercoledì 28 Maggio 2014 di Michele Fullin
Ca' Vendramin, sede storica del Casino' di Venezia
2
VENEZIA - E se invece di mettere nuovamente in vendita il Casinò ad una cifra di molto inferiore si tornasse a contrattare con i sindacati la riduzione di costi e pianta organica? Anche questa ipotesi, presentata da Gigi Giordani, capogruppo del Psi, è stata discussa in maggioranza e non ha lasciato indifferenti i consiglieri comunali presenti (molte sono state le defezioni). Il problema fondamentale di questo nuovo bando che l'amministrazione comunale vorrebbe pubblicare entro giugno per arrivare a fine ottobre all'aggiudicazione è che nessuno sembra crederci sul serio, dopo che un primo tentativo è andato deserto. Il problema del gruppo Pd è infatti quello della credibilità del gruppo dirigente della casa da gioco, che aveva presentato un piano con tutte le garanzie, avallato da operatori internazionali di solito molto accreditati e che poi non ha funzionato. Qualcuno si è anche sbilanciato chiedendo la testa dei manager attuali, primo tra tutti il direttore generale Vittorio Ravà, in carica da quattro anni.

Il capogruppo Claudio Borghello non è tra questi: «Il management ci aveva detto al tempo del primo bando che sicuramente ci sarebbe stato almeno un acquirente e noi avevamo ascoltato. Adesso ci illustrano una seconda gara, al ribasso, gestita dalle stesse persone. È chiaro che ci sia perplessità, che vogliamo capire perché questa volta dovremmo fidarci e soprattutto avere la certezza che non si andrà a trattativa privata se non si presenterà nessuno. I consiglieri non lo permetterebbero».

Il problema è di difficile soluzione, anche perché il piano B, quello della ristrutturazione, richiederebbe tempi lunghi e non sarebbe indolore. E intanto la casa da gioco continuerebbe lungo la china discendente e con un debito di 160 milioni sulle spalle. Si è parlato anche dell'acquisto da parte dei dipendenti di una quota azionaria attraverso il fondo tfr, ma questo complicherebbe le cose perché significherebbe tornare al Viminale per firmare altre carte e attendere magari anni.

«Alla luce di una riproposta di bando che ripartirà da 98 milioni, 41 in meno - attacca Giordani - e nell'incertezza rivaluterei la proposta del sindacato per capire se c'è disponibilità a ridiscutere costi e pianta organica».

Più duro Maurizio Baratello (Pd), secondo il quale una verifica sui manager è doverosa e necessaria.

«Il bando non ha portato effetto - attacca - siamo partiti nel 2012 e siamo arrivati al 2014 con zero proposte. Non si venga a dire che il Consiglio comunale ha messo lacci e lacciuoli, perché non ci stiamo. L'accordo sindacale sui 7 anni di rigidità sui dipendenti l'ha fatto Ravà con il sindaco. È giusto che si dia una valutazione del management, perché è troppo facile ribaltare la responsabilità sul Consiglio. Tra una settimana vogliamo chiarezza, non un generico abbattimento del 18 per cento che vuol dire tutto o niente e che può portare a cifre diverse a seconda di come viene applicato. Serve un progetto vero, perché non giochiamo più a moscacieca».
Ultimo aggiornamento: 09:29

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci