Quelle mazzette da 5mila euro
cambiate dal croupier ai Casalesi

Sabato 28 Giugno 2014 di Elisio Trevisan
Il video dello scambio di denaro
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VENEZIA - La legge vieta di cambiare più di mille euro in contanti; il limite è in vigore dal 6 dicembre 2011, prima era di 2500, prima ancora di 5 mila e più indietro di 12.500. Nel video girato dalla Guardia di Finanza al Casinò di Venezia tra la seconda metà del 2012 e la prima del 2013 si vede Alfonso Di Tella, boss del clan dei casalesi, seduto a un tavolo di chemin de fer con una mazzetta di soldi, alta qualche centimetro, appoggiati di fronte a sé. Dopo poco li porge al croupier che glieli cambia con tre fiche, una presumibilmente da 5 mila euro (si riconosce dalla forma squadrata) e due tonde che appaiono della misura di quelle da mille euro. Settemila euro, e anche se fossero meno, non potrebbero comunque essere solo mille, cioè il limite consentito. È un illecito amministrativo, sopra i 30 mila euro invece si passa al reato penale.











Il video, che si può visionare integralmente nella sezione Nordest del nostro sito (www.gazzettino.it), avrebbe dovuto mostrare almeno uno degli ispettori comunali (tra i più pagati dell’intera amministrazione) che si tuffa sul tavolo e blocca tutto. Ma non si vede nulla perché nulla del genere è accaduto. Alfonso Di Tella ha giocato le sue fiche e non si sa se in quell’occasione ha vinto o ha perso. Nel caso di vincita superiore ai mille euro il boss sarebbe stato pagato con assegno o con bonifico, non certo con soldi contanti. E anche nel caso non avesse giocato tutte le fiche, al momento di andarsene gliele avrebbero cambiate con un assegno o con un bonifico. E i soldi entrati al Casinò sarebbero usciti in altra forma, anonima e pulita. Questo non significa che prima fossero sporchi. La maxi inchiesta della Guardia di Finanza dell’Aquila, che nei giorni scorsi ha portato in carcere una decina di persone tutte collegate alle ditte che hanno operato all’Aquila nel post terremoto e tutte legate al clan di Michele Zagaria, ha portato alla luce ad esempio un sistema per fare soldi derubando gli operai che stavano ricostruendo l’Aquila: la banda li assumeva e poi si tratteneva metà della busta paga. E parte di quella montagna di denaro facile finiva sui tavoli verdi del Casinò di Venezia.



Resta il fatto che nessuno è intervenuto per bloccare quel cambio, di denaro contante con fiche, che si vede nel video: è vietato dalla legge e, oltretutto, è un segnale inequivocabile anche per gli altri giocatori presenti nella sala.



In dieci anni a Ca’ Vendramin Calergi, sede storica del Casinò di Venezia, sono stati registrati 400 ingressi del solo Di Tella, senza contare quelli degli altri due boss Raffaele Parente e Aldo Nobis. In una intercettazione proprio Di Tella racconta di essersi giocato al Casinò 100 mila euro in un quarto d’ora. Anche ammettendo che tutti quei 100 mila, e buona parte degli altri soldi giocati in questi anni dai boss e da chissà quanti clienti ancora, siano stati portati sotto forma di assegni, è difficile pensare che quel video immortali un caso unico e irripetuto.
Ultimo aggiornamento: 29 Giugno, 08:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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