«Da commessa a portalettere, la mia vita è cambiata». Silvia ogni giorno va da Chioggia a Sant'Elena per lavorare

La scelta singolare della portalettere che ha scelto i valori profondi alla comodità: «Qui si vive ancora il rapporto con gli utenti»

Giovedì 15 Giugno 2023 di Tomaso Borzomì
Silvia Salvagno, chioggiotta portalettere a Sant'Elena

VENEZIA - Ogni giorno parte da Chioggia per consegnare la posta ai residenti di Sant’Elena, a Venezia. Un’ora e dieci all’andata, altrettanto al ritorno, a cui aggiungere oltre sette ore di turno. Poi una decina di chilometri almeno a piedi al giorno, ma ripagate dal rapporto, ancora umano, che vive con la città. Silvia Salvagno ha 33 anni e da un paio di settimane è diventata la portalettere dell’area di Sant’Elena, a Venezia.

Alla ricerca di stabilità ha inviato il curriculum alle Poste: «Lavoravo come commessa a Chioggia, anche se l’orario era di sette ore al giorno avevo turni serali, era arrivato il momento in cui non riuscivo più a gestire casa-lavoro.

Un giorno mia zia mi è venuta a trovare, mi ha suggerito di provare a mandare il curriculum per avere un futuro più regolare. E così ho fatto».

Dopo qualche tempo la chiamata: «Da lì a poco, era il marzo 2020, sono stata contattata, ho fatto le prove e ho iniziato il primo agosto. Sono stata assegnata a Mira, dove andavo in auto, ho avuto i rinnovi per un anno fino a entrare in graduatoria. Ho lavorato nella Riviera del Brenta, poi a Chioggia, fino a qualche giorno fa, quando si è liberata un’opportunità a Venezia».

Il viaggio

Silvia ha fatto il balzo, spinta dal desiderio di «fare un’esperienza nella città più bella del mondo», senza preoccuparsi della fatica. Un percorso non semplice: «Prendo il bus alle 5.30 del mattino da Chioggia, arrivo al Tronchetto alle 6.40, timbro alle 7, lì iniziamo con l’organizzazione della corrispondenza e poi le barche mandano avanti il carico. A quel punto io parto con il vaporetto alle 8.30, ci metto una mezz’oretta, perché devo cambiare linea alle Zattere, arrivo a Sant’Elena alle 9.10 e inizio il mio giro».

Nonostante a prima vista appaia un sacrificio non da poco, la chiave di lettura della portalettere è diversa: «Tutti i giorni faccio una gita. Al massimo alle 22 vado a letto, con il bambino piccolo di 8 anni devo organizzare la giornata. Ma son contenta, sono molto fortunata ad avere questo lavoro».

Un rispetto per l’impiego e per il sacrificio che di questi tempi è difficile da trovare, ma che lei trova naturale: «È sacrificio, non è facile, però vanno valutate tante cose, il fine settimana ad esempio ora ce l’ho libero e da part time sono passata a tutto l’anno con il tempo indeterminato». Silvia vede il positivo in ogni cosa: «Mi ritengo fortunata a essere all’aperto, non mi sembra di lavorare, le ore mi passano prestissimo. E poi mi mantengo in forma facendo un sacco di chilometri. Vinco tutte le medaglie nell’app dei passi. Il giorno in cui c’è sciopero dei trasporti dal Tronchetto vado a piedi a Sant’Elena (i lati opposti della città, ndr) per un totale di 30mila passi, mentre di solito faccio una decina di chilometri al giorno».

Altro valore aggiunto, secondo l’esperienza della portalettere, è la vivibilità che Venezia offre: «Il bello è che qui si vive ancora il rapporto con gli utenti, si riesce, a differenza della moto, a vivere un contatto con le persone che ti fermano, ti chiedono se hai posta per loro». E pure il tempo sembra essersi fermato: «Anche le persone anziane interagiscono, salutano, c’è un bel rapporto, mi dicono “Ciao vecia, ciao ‘more”, sono simpatiche».

In una realtà dove le barriere architettoniche sono un problema, si torna ai metodi antichi per evitare di fare le scale dai piani alti: «Chi non si muove mi cala il cestino dall’alto dicendo di aspettarle per metter dentro la posta, è una cosa bella». La postina torna poi sul viaggio, perché di tale si tratta: «Di carattere non mi piace lamentarmi, San Marco è una cartolina, son contenta e ringrazio sempre per l’opportunità che ho». Un amore per la città che sta crescendo: «Oggi non mi piacerebbe fare questo lavoro a Chioggia, mi godo Venezia. Se potessi mi ci trasferirei, ma non voglio stravolgere la vita di mio figlio. Mi incantano gli scorci, questo mestiere permette di vedere pezzi di città che sono davvero meravigliosi, unici».

Ultimo aggiornamento: 17 Giugno, 15:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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