MESTRE - «Si viene per stare in compagnia, in leggerezza, per sentirsi più belle e sensuali. Sono donne vittime di violenza domestica, che hanno avuto malattie, tumori ma non solo. Alcune sono insicure, si separano, sentono l’età che avanza, ma c’è anche chi non ha avuto problemi e vuole solo divertirsi». Sono le “sue donne”, quelle che vanno a scuola di burlesque con “Crazy Cat”, nome d’arte di un’impiegata nella vita che per passione ha fondato il collettivo “Le Burlescose”.
Quando è nato il burlesque?
Crazy Cat ha iniziato a studiare burlesque e si è accorta che le faceva bene. Si tratta di un’arte antica, nata nel ‘700 in Europa, che si è trasformata nei secoli ed è diventata una forma di espressione libera, in cui la performer (non ballerina) si toglie gli indumenti, ma mai tutti, con la cifra dell’ironia e dell’autoironia: la parola "burlesque", infatti, deriva da burla. Ma per Crazy Cat è sinonimo di rinascita, condivisione e sorellanza. «Ogni donna si mette a nudo non solo con i suoi difetti e imperfezioni - sottolinea - ma anche fisicamente, mostrando la cellulite, l’età, l’altezza, le cicatrici. Non è uno spogliarello, si fa con il sorriso per affermare se stesse. Abbiamo tanti ruoli, ma siamo anche artiste e donne, con la nostra femminilità che bisogna svelare. È necessario piacere a se stesse prima che agli altri, avere il coraggio di mostrare come si è».
Il corso a Mestre con Crazy Cat
Crazy Cat ha iniziato a praticare il burlesque con un corso. Ha avuto un figlio, ma ha continuato, scoprendo le potenzialità. «A un certo punto ho pensato che se questa forma d’arte ha fatto bene a me - rivela - può farlo anche alle altre donne. Ho creato il collettivo "Le burlescose", perché richiama le vite burrascose, quelle con tante sfortune che poi diventano cose belle. Le altre parole chiave sono condivisione e sorellanza». Crazy Cat è riuscita nel tempo a creare due gruppi di performer tra Mestre e Venezia, le partecipanti hanno dai 30 ai 65 anni. «Diventa una grande complicità al femminile - aggiunge - dove nessuna donna si sente più giudicata e viene accettata com'è. C'è chi ha il coraggio di andare sul palco e chi no, chi impara per sé e chi gioca con il marito. Ci incontriamo e ognuna mette a nudo se stessa, con i suoi limiti e paure». Il burlesque è anche tecnica: bisogna sapere indossare e sfilare i guanti, muovere il boa; si inventano le coreografie, si costruiscono costumi. «Mascherarsi è anche un modo per travestirsi - sostiene sempre Crazy Cat - Ci sono donne che di mattina facevano la chemioterapia e di sera venivano al corso, dicendo che si ricaricavano di energia positiva. Hanno trovato la consapevolezza di volere bene alle proprie ferite. Stare insieme fa la differenza». In occasione di "Marzo Donna", il cartellone delle iniziative per "Giornata Internazionale della donna" promosso dalla presidenza del Consiglio comunale, venerdì 22 marzo all’auditorium Sbrogiò di Favaro, andrà in scena la terza edizione dello spettacolo "Vite burlscose" by Crazy Cat, con una raccolta fondi a favore della Lilt Venezia.