Venezia. Il giocatore brasiliano Bruno Caboclo: «Non voglio giocare nella Reyer». Ci saranno conseguenze

Le parti potrebbero anche trovare un accordo economico per risarcire la Reyer con un indennizzo

Giovedì 21 Settembre 2023 di Giacomo Garbisa
Bruno Caboclo, si profila una battaglia legale con la Reyer

VENEZIA - Umana Reyer-Bruno Caboclo, sarà guerra legale. Questo l’epilogo della vicenda che da una settimana ha sconquassato i programmi tecnici del club orogranata, parte danneggiata dall’incoerente e grottesco comportamento del centro brasiliano. Ora però c’è un elemento che sgombra il campo da qualsiasi ipotesi e si basa su un dato di fatto: nonostante un contratto firmato a giugno, Bruno Caboclo alla Reyer non vuole giocare. E, come ha spiegato ieri il club in una nota ufficiale, il nazionale verdeoro lo ha detto chiaramente: «La società dichiara di aver ricevuto nella tarda serata del 18 settembre 2023 una comunicazione dei rappresentanti del giocatore Bruno Caboclo che hanno comunicato l’intenzione dell’atleta, per asseriti motivi personali, di non presentarsi a Venezia né di giocare per l’Umana Reyer». 
Stop alle ipotesi, Caboclo ha messo la parola fine al caso internazionale scoppiato dopo il suo mancato arrivo a Venezia previsto lo scorso 15 settembre ma mai concretizzatosi.

L’oggi 28enne di Osasco non tiene però conto di un particolare tutt’altro che irrilevante: il contratto annuale firmato con la Reyer a circa 800 mila euro di ingaggio con tanto di buyout ai tedeschi dell’Ulm per liberarlo dall’ultimo anno di accordo. Perentoria la posizione del club del presidente Federico Casarin.

La violazione

«Appare evidente che tale decisione, del tutto inaspettata e appresa con stupore e sconcerto, rappresenta una gravissima violazione degli accordi intercorsi tra le parti, i quali – giova sottolinearlo – sono tutt’ora pienamente vigenti e vincolano Bruno Caboclo a svolgere la sua attività di cestista professionista per la stagione sportiva 2023-2024 esclusivamente in favore dell’Umana Reyer Venezia e per nessun altro club in qualsivoglia Lega e/o Federazione». Tradotto: o Caboclo gioca con la Reyer o non può indossare la maglia di nessun altro club. La società ha ritenuto doveroso sottolinearlo in risposta alla notizia filtrata da fonti israeliane secondo la quale il brasiliano si sarebbe unito al Maccabi Ironi Ra’anana, società di seconda divisione, per disputare tre amichevoli negli Stati Uniti contro franchigie Nba e cercare di strappare un contratto con una squadra americana. L’obiettivo dell’ormai mancato reyerino è tornare a calcare i parquet a stelle e strisce. 
Un cambio di rotta probabilmente preso dopo l’ottimo Mondiale, che però ha fatto dimenticare a lui e alla sua nuova agenzia (il brasiliano ha licenziato l’entourage col quale aveva sottoscritto il contratto con Reyer per affidarsi a quella di un agente israeliano) l’esistenza di un contratto già firmato senza clausole d’uscita. «Nella consapevolezza di aver agito con la massima diligenza e professionalità ed essendosi trovata – proprio malgrado – a subire un ingente danno non solo di natura sportiva, in assenza di ravvedimento del giocatore la società si riserva di adottare i provvedimenti più opportuni e di agire nelle competenti sedi per la migliore tutela dei propri diritti e interessi». La Reyer tiene aperto uno spiraglietto invitando Caboclo a ravvedersi (da capire l’accoglienza visto che l’altra sera al Taliercio è spuntato uno striscione dei Panthers «Caboclo uomo senza dignità, non meriti questa maglia e questa città»), altrimenti sarà battaglia legale nei tribunali internazionali. Le parti potrebbero anche trovare un accordo economico per risarcire la Reyer con un indennizzo fra ingaggio, buyout a Ulm e danni di immagini, altrimenti la società ha tutto il diritto di bloccare il suo dipendente. 

Ultimo aggiornamento: 16:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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