Picchiava il compagno: la 37enne violenta condannata a 1 anno e 9 mesi

Mercoledì 28 Febbraio 2024 di Roberta Brunetti
Il tribunale di Venezia

SAN DONÀ - Condannata a un anno e nove mesi per le botte date al compagno. Per una volta, a finire sul banco degli imputati è stata la donna, mentre l’uomo è la vittima. La vicenda è accaduta tra il 2017 e il 2018, ma il processo si è chiuso solo in questi giorni a Venezia. La coppia che vive a San Donà di Piave, nel frattempo, è tornata insieme. La donna, una 37enne di origini sudamericane, era finita sotto accusa per maltrattamenti in famiglia e lesioni ai danni del compagno, un 55enne di San Donà di Piave.

Tra le contestazioni, quella di aver aggredito, armata di una forbice, l’uomo, procurandogli una ferita alla spalla. Un altro capo d’imputazione la accusava anche di pesanti minacce ai danni dei genitori del compagno. Una imputazione articolata che all’esito del dibattimento si è però ridimensionata. Il giudice monocratico di Venezia, Alessia Capriuoli, ha infatti assolto l’imputata dalle accuse di lesioni per l’episodio della forbice, nonché dalle minacce ai danni dei genitori del compagno. In entrambi in casi con la formula più ampia: “perché il fatto non sussiste”. Quanto ai maltrattamenti in famiglia, il giudice ha derubricato il reato in lesioni e minacce, stabilendo per questi la condanna a un anno e 9 mesi, senza sospensione, avendo la donna già altri precedenti.


LE DUE RICOSTRUZIONI
Una decisione che, dopo il deposito delle motivazioni, con ogni probabilità sarà appellata. Lo ha già annunciato il difensore della donna, l’avvocato Federico Tibaldo, che nella sua arringa aveva sostenuto la tesi della legittima difesa in particolare per l’aggressione con la forbice. Tutta la vicenda - nella ricostruzione della difesa - si inquadrerebbe in un rapporto segnato dalla violenza, ma da parte di entrambi i partner, con la donna che si sarebbe difesa. Opposta la ricostruzione della Procura che ha contestato all’imputata una «serie abituale di minacce, atti di violenza verbale e fisica» tali da costringere l’uomo a ricorrere alle cure del Pronto soccorso e «riducendolo in uno stato di profonda prostrazione», si legge nel capo d’imputazione che cita varie aggressioni: oltre a quella con la forbice, una con un coltello e un’altra con un bicchiere, con relative ferita al braccio e denti scheggiati. Per questo, al termine della requisitoria, il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a 3 anni per tutti i reati contestati. Diversa, si è detto, la scelta del giudice che dopo aver disposto alcune assoluzioni e non doversi procedere (perché nel frattempo l’uomo ha ritirato le querele), ha comunque condannato la donna a un anno e 9 mesi per lesioni e minacce.

Ultimo aggiornamento: 07:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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