Maniero (M5s) silurato dal suo partito a Strasburgo

Giovedì 14 Gennaio 2021 di Nicola Munaro
Maniero (M5s) silurato dal suo partito a Strasburgo
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VENEZIA «Sinceramente, non mi sembrava l'atto più urgente e necessario». Alvise Maniero, deputato Cinque Stelle di Mira (dov'è stato anche il primo sindaco grillino eletto, a soli 26 anni) alla fine taglia corto così dopo un post e un messaggio video - in inglese - per annunciare quanto ratificato alla Camera giovedì scorso: che lui non è più il presidente della delegazione parlamentare italiana all'assemblea del consiglio d'Europa. Ed è la prima volta, a memoria d'archivio e umana, che il presidente di una delegazione, ovvero un ruolo istituzionale, viene fatto fuori dal proprio partito. Per demeriti o errori legati all'incarico ricoperto a Strasburgo? No, solo per schermaglie interne al partito fondato da Beppe Grillo. 
Insomma, per punizione. 


La colpa? Non aver votato, a Roma, in Parlamento - e non in Europa, a Strasburgo - secondo le indicazioni del capogruppo in alcuni casi, su tutti il Mes. «Prima di ratificare alla Camera la decisione - racconta Maniero - mi hanno detto, non scritto da nessuna parte, che era un provvedimento preso in vista di sospensione o espulsione. Mi sembra assurdo, ho sempre votato secondo il programma M5S e quindi contro il Mes, c'è piuttosto da chiedersi allora dove sia stato portato il Cinque stelle dal capogruppo. Io - continua - mi sono candidato con quel programma che ritrovo utile e siccome altrove non vedo altri programmi utili, non passo ad altre forze politiche nonostante riceva in continuazione richieste di passaggi in altri partiti: io ringrazio e declino. Se avessi lasciato il Movimento verso altre forze politiche sarei ancora presidente: non capisco su cosa motivino questa scelta, poi è anche vero che stanno succedendo cose strane al M5S nell'ultimo periodo». Il dissidente Maniero, non cieco seguace della nuova ala del M5S, era stato già più volte richiamato formalmente per non aver cavalcato quanto deciso dal capo politico nell'elezione, ad esempio, del presidente della commissione banche alla Camera, o per aver saltato una votazione mentre era all'estero per impegni con l'Europa. Ma anche per aver votato un ordine del giorno contro il Mes presentato da altre forze politiche.
A sentirla raccontare, la sua rimozione da presidente della delegazione italiana a Strasburgo ha tutta l'aria di non essere stato il classico colpo di scena. «Sapendo che non avevo votato la riforma del Mes e essendo stato in disaccordo con altre decisioni, me lo immaginavo - ammette, candido - Dispiace che sia successo all'interno di un incarico che rappresenta il Parlamento italiano in Europa: avrebbe avuto più senso sanzionarmi all'interno del Movimento ma invece non è successo.

E sì che il ruolo in Europa nulla ha a che vedere con quanto fatto a Roma».


Il nonsense della decisione dei vertici pentastellati è colto anche a Strasburgo. Basta chiedere a Maniero quali siano state le reazioni dei suoi colleghi al di là delle Alpi, ora avvertiti urbi et orbi via social: «A chi mi contattava in questi giorni per i vari dossier che stavo seguendo a Strasburgo - risponde - dicevo che ero appena stato espulso dalla delegazione. Nelle loro risposte trovavo sorpresa e ringraziamenti per quanto fatto, alcuni mi chiedevano se come Italia fossimo andati a elezioni e quindi io fossi decaduto dal Parlamento. Invece nulla di ciò, ma credo che questo aspetto della politica italiana, all'estero non possa essere capito».

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