Panatta e i "campioni di vita": «Nello sport vince l'istinto»

Mercoledì 27 Febbraio 2019 di Gian NIcola Pittalis
Panatta e i "campioni di vita": «Nello sport vince l'istinto»
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Adriano Panatta, semplicemente il tennista italiano più popolare e più vincente. Romano di nascita, da tempo è stato adottato dal Veneto dove si è stabilito nel Trevigiano. Oltre una Coppa Davis, e all'anno d'oro 1976 in cui ha praticamente vinto tutto, sono rimaste nella leggenda del tennis le due sconfitte inferte a Björn Borg agli Internazionali di Francia. È l'unico giocatore italiano ad aver conquistato 2 titoli  ATP, vinse poi per 6 anni consecutivi gli Assoluti, dal 1970 al '75. Con il 4° posto raggiunto nell'agosto '76 vanta la miglior classifica ATP mai raggiunta da un tennista italiano. Panatta è stato uno dei protagonisti dell'incontro tenuto ieri al Toniolo di Mestre con i grandi atleti paralimpici e centinaia di studenti. Ha voluto soprattutto sottolineare la forza dei giovani contro le discriminazioni, i pregiudizi, i luoghi comuni. E parlare, naturalmente, del suo sport preferito.
Tennis che in Italia fatica a uscire dalla zona d'ombra. Come mai?
«Il nostro sport, come del resto la maggior parte delle discipline, vive momenti ciclici, non è mai facile mantenere altissimi livelli di ranking, né ripetersi nel tempo. Questo è il momento di far crescere nuovi talenti italiani. Non farei un discorso regionale ma nazionale, serve una crescita collettiva, puntare sui giovanissimi. Serve amare questo sport che è bellissimo anche se faticoso e fortemente tecnico. Questo spiega anche perché in Italia da qualche anno le donne vanno più forte degli uomini, in qualche modo il settore femminile ha provveduto a un ricambio».
In Veneto esistono molti Tennis Club dai quali stanno uscendo giovani promettenti, un nome su tutti Gianluca Grison. Cosa ne pensa?
«Ritengo importante che tanti giovani, ragazzi e ragazze, si avvicinino al tennis e vogliano provare a mettersi in gioco, non è facile emergere, serve tanta costanza, tenacia e anche molta fortuna. Seguo questi giovani veneti, questa regione è un buon serbatoio, vedo dei talenti interessanti. L'importante è che maturino come atleti e come uomini, questa è la fase per loro più impegnativa».
C'è un nuovo Panatta all'orizzonte?
«Ci sono giovani di talento, penso ad esempio a Lorenzo Musetti che ha soltanto 16 anni. Un nuovo Panatta? Mah, ognuno interpreta e vive il suo tempo».
Un consiglio ai ragazzi che si avvicinano a questo sport?
«Non smettere mai di affinare la tecnica lasciando però inalterato l'istinto. Avere talento significa anche usare nel momento giusto il proprio istinto».
Di recente uno dei più influenti patologi al mondo, il professore del Bo' Mario Plebani, ha raccontato al Gazzettino che le sue ambizioni di tennista furono demolite nei campionati allievi a Vicenza da un giovanissimo ma già fortissimo Panatta. Un tennis diverso?
«Sicuramente parliamo di molti anni fa, un tennis diverso per tecnica e materiali. Ritengo che alla base ci debba essere sempre la voglia di divertirsi giocando, ecco perché parlo spesso di istinto. Il talento, la tecnica, la tattica, tutto molto importante, oggi per altro è anche tutto molto più veloce, ma per mantenere un certo livello e gestire la pressione agonistica devi vivere la disciplina divertendosi e facendo divertire».
 
Ultimo aggiornamento: 20:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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