Accerchiati da balordi alla stazione, ristoratrice jesolana con la famiglia si salva gridando e mettendo in fuga gli assalitori

Mercoledì 20 Dicembre 2023 di Giuseppe Babbo
ACCERCHIATI L’esterno della stazione dove è avvenuto il fatto; nel tondo la ristoratrice Eva Poles

MESTRE - «Abbiamo avuto paura, sapevamo che attorno alla stazione di Mestre si possono fare certi incontri ma non immaginavamo a questi livelli». Prima inseguiti e poi circondati. E solo grazie alla loro prontezza di riflessi tutto è finito per il meglio. E' la disavventura vissuta domenica sera da Eva Poles, ristoratrice jesolana e vicepresidente del comitato di Cortellazzo, di ritorno con la sua famiglia da una vacanza. «Eravamo sette persone – racconta l’imprenditrice – sei adulti e una bambina di cinque anni. Atterrati all’aeroporto di Malpensa, abbiamo preso il treno da Milano alle 20.45 e alle 23 siamo arrivati alla stazione di Mestre, dove avevamo un Ncc che ci aspettava davanti all’entrata principale, in un posto illuminato e sulla strada principale, quindi non in qualche punto nascosto o buio».
 

IL RACCONTO
I problemi sono iniziati poco dopo essere risalti dai binari. «Tutto è successo quando siamo passati vicini ai negozi - prosegue nel suo racconto la donna - quando tre cittadini magrebini ci hanno notato e hanno iniziato a seguirci. Ad aggiungersi è stata poi una quarta persona, un uomo di probabile nazionalità pakistana che ha affiancato il nostro gruppo seguendoci fino all’esterno per fermarsi a tre passi dal furgone, tenendo la mano destra dentro al giubbotto come se volesse far intendere che nascondeva qualcosa». Intuita la potenziale situazione di pericolo, il gruppo ha accelerato le operazioni di carico dei bagagli, facendo salire immediatamente le donne e la bambina. «Anche perché nel frattempo i tre magrebini avevano attraversato la strada – continua a spiegare Eva Poles - per raggiungere un bar vicino per uscire con un’altra persona che ci ha raggiunto e ha provato a parlarci, probabilmente nel tentativo di distrarci visto che gli altri restavano nelle vicinanze, forse interessati ai bagagli o ai portafogli. A quel punto il mio compagno ha iniziato ad urlare “aiuto” alzando le mani e lo stesso ha fatto mio cognato. La mossa ha spiazzato il gruppo che si è allontanato, l’unico che è rimasto in zona era il pakistano che continuava a stare a ridosso del furgone e a tenere una mano in tasca: gli è stato chiesto di allontanarsi e di mostrare tutte e due le mani. Ovviamente non ha fatto nulla di tutto ciò ma fortunatamente siamo riusciti a caricare il furgone e ad allontanarci».
 

L’INTERVENTO
Grande il senso di paura e di amarezza, tanto che il gruppo poi ha avvisato le forze dell’ordine di quanto accaduto. «Alle quali abbiamo detto che a noi era andata bene – aggiunge l’imprenditrice jesolana - ma che temevano che fossero lì ad aspettare il prossimo gruppo o la prossima persona sprovveduta e che probabilmente avrebbero agito di nuovo. Non immaginavamo che alle 23 poteva succedere un episodio simile: pensavamo che a quell’ora il rientro fosse comunque fattibile. Sinceramente eravamo più preoccupati di non uscire dalla stazione di Milano. Mi chiedo cosa potrebbero pensare dei turisti in arrivo in città se fossero stati al nostro posto. Per quanto ci riguarda, la prossima volta cercheremo di evitare rientri serali».
 

Ultimo aggiornamento: 17:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci