Pubblicità per l'aborto sui vaporetti, è polemica: «Grave errore di Vela»

Sabato 10 Aprile 2021 di Costanza Francesconi
La campagna per l'aborto farmacologico comparsa nei vaporetti veneziani
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VENEZIA - È vero che la semplicità di uno slogan può spesso risultare banale. Ma se a essere banalizzato con un cartello pubblicitario è l’aborto, il risultato è che questa leggerezza finisce per scatenare una polemica di ordine etico e morale tra chi sdogana il progresso scientifico come alleato della libertà di scelta, e chi ritiene che per affrontare certi temi, servano termini e contesti adeguati.
Prova ne è la recente campagna in favore della pillola RU486 – anche detta “aborto farmacologico” – promossa dall’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti (Uaar), da un paio di mesi visibile su cartelloni pubblicitari affissi nei mezzi pubblici di tutta Italia.

A Venezia, il volto sorridente della testimonial Alice Merlo che appare nei vaporetti e autobus accostato alla frase “Una conquista da difendere”, ha sollevato un polverone, tanto che non è bastata la rimozione dei cartelli avvenuta ieri, a concessione scaduta.

«SCELTA INOPPORTUNA»
Il consigliere comunale e delegato ai rapporti con il cittadino Paolino D’Anna (Luigi Brugnaro sindaco), e con lui altri sei consiglieri di municipalità, tutti membri de “Il popolo della famiglia”, hanno infatti rovesciato il loro disappunto su Fabrizio D’Oria, direttore operativo di Vela Spa, l’azienda veneziana del Comune che ha messo a disposizione gli spazi pubblicitari incriminati. «È inopportuno che un’azienda pubblica sottoscriva senza preventiva valutazione un messaggio del genere, avallando la tragica modalità scelta da Uaar per veicolarlo – spiega indignato il consigliere D’Anna – Vela dovrebbe dotarsi di un codice etico che impedisca la programmazione di altre campagne similmente ingannevoli e diseducative. Si badi – aggiunge il consigliere D’Anna - non mi oppongo all’aborto, opinione che sarebbe personale, ma alla totale mancanza di sensibilità morale, se non l’ideologica rivendicazione di autodeterminazione, espressa da questa pubblicità».

La didascalia del banner affisso nei vaporetti mette in evidenza l’esperienza diretta della giovane donna: “L’ho potuto fare in tutta sicurezza. La RU486 evita il ricovero ospedaliero e l’operazione chirurgica: una scoperta scientifica meravigliosa per la salute della donna”. Testimonianza semplicistica alle orecchie del consigliere per cui l’uso del farmaco «ha causato in molte donne effetti negativi ma taciuti, senza contare come l’invito ad utilizzarlo alimenti l’irresponsabilità, facendo passare l’evento drammatico dell’aborto per una passeggiata». Dal direttivo del circolo Uaar di Venezia, non la pensa così Cathia Vigato. «Catturare l’attenzione con espressioni d’effetto è tecnica pubblicitaria. L’importante poi è saper leggere con intelligenza e capacità critica il contenuto. Ancora oggi – prosegue Vigato – i medici obiettori di coscienza negli ospedali e consultori, se non concordi sul tema, urtano sì la sensibilità dello loro pazienti. Certo, educazione alla sessualità, prevenzione e contraccezione sono il primo passo ma se capita una gravidanza indesiderata, evitare un’operazione chirurgica in ospedale o l’aborto clandestino come accade a molte donne immigrate, e poter scegliere un’alternativa serena come questa è un successo. È importante che si sappia».
Fabrizio D’Oria di Vela chiude il cerchio. «Le singole campagne possono essere divisorie per opinione, non per questo censurabili. Le pubblicità hanno già i loro codici di autoregolamentazione ma può succedere si richieda una creatività diversa, meno impattante (come nel caso di nudo, ad esempio). In questo caso - conclude D’Oria - gli spazi sui mezzi d’Italia sono stati semplicemente acquistati in agenzia nazionale dal nostro concessionario Igp Deacaux».

Ultimo aggiornamento: 16:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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