​Bunker della Guerra Fredda svenduti
illegalmente come ferro vecchio

Sabato 21 Novembre 2015 di Paola Treppo
La cupola di un bunker
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FRIULI VENEZIA GIULIA - Truffa aggravata a danno dello Stato e turbativa d’asta erano i reati accertati al termine di un’articolata attività investigativa coordinata dal Procuratore di Udine, Raffaele Tito, nei confronti di un funzionario pubblico - già in servizio presso l’Agenzia del Demanio per il Friuli Venezia Giulia con sede a Udine - e di 3 imprenditori, conclusa lo scorso agosto.



I bunker lungo la linea di confine

L’indagine aveva riguardato una gara d’appalto, indetta nel 2012 dalla Direzione Regionale dell’Agenzia del Demanio, finalizzata all’acquisito del metallo contenuto in 30 bunker realizzati per scopi difensivi nel periodo post-bellico, a ridosso della linea di confine e ricollocabili nel contesto della Guerra Fredda. Le indagini svolte avevano evidenziato che neppure l’importo di aggiudicazione della gara, di 37.550 euro, era stato incamerato dallo Stato poiché erano state prodotte false attestazioni di avvenuto pagamento dell’importo di gara, di fatto mai effettuato da parte della ditta aggiudicataria.



Una finta messa in sicurezza che distrugge la storia

I finanzieri del Nucleo di polizia tributaria della Gdf di Gorizia hanno rilevato anche cessioni gratuite irregolari di ulteriori numerose cupole, sorte di torrette metalliche, dei bunker, avvenute tra il 2010 e il 2012 da parte del medesimo funzionario pubblico. È stata accertata l’asportazione delle parti metalliche di oltre 400 bunker e che tali “cessioni”, giustificate con un’ipotetica bonifica/messa in sicurezza dei siti, erano avvenute in assenza di qualsivoglia procedura amministrativa e senza alcun ricavo da parte dello Stato. Le oltre 400 coperture metalliche in acciaio balistico facenti parte delle postazioni difensive disseminate nell’intero territorio regionale - individuate grazie alla preziosa collaborazione dell’Esercito Italiano - sono state asportate tra il 2010 ed il 2012 senza alcuna reale necessità di bonifica o messa in sicurezza dei siti.



Un grave depauperamento del patrimonio di tutti

La vendita delle circa 6.400 tonnellate di materiale ferroso, ricavato dalla spoliazione delle citate 400 postazioni difensive, apparentemente alienato a favore della Croce Rossa Italiana sulla scorta di una normativa forzatamente richiamata nelle procedure adottate e tuttavia totalmente disattesa, ha prodotto significativi ricavi a esclusivo vantaggio delle ditte che hanno asportato i materiali stessi. Lo Stato ha quindi patito un significativo danno poiché, oltre a subire il depauperamento del proprio patrimonio, dal prelevamento indiscriminato dei materiali ferrosi in argomento e dalla loro vendita non ha incamerato alcun importo di denaro. Al termine delle indagini é stato quantificato il danno erariale in oltre un milione di euro, segnalato alla Procura regionale presso la Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per il Friuli Venezia Giulia di Trieste per la necessaria valutazione degli eventi descritti.
Ultimo aggiornamento: 10 Novembre, 10:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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