Alessia Trost: «Ecco il mio piano di volo»

Giovedì 1 Marzo 2018 di Vanni Zagnoli
Alessia Trost: «Ecco il mio piano di volo»
Iniziano oggi i mondiali indoor di atletica, a Birmingham, sino a domenica (diretta su www.raisport.rai.it, vetrine su dt 58 o sul 227 di Sky). L'Italia, con 12 atleti, difficilmente vincerà medaglie.
Alessia Trost, che effetto le fa essere l'unica donna del Nordest?
«Bello, indubbiamente, è una responsabilità».
Poi c'è Paolo Dal Molin, camerunense di origine bellunesi
«Un bel ritorno. Io sono molta contenta, di avere il triveneto sulle spalle. La nazionale è magica, lo spirito delle nostre regioni poi è super».
In Inghilterra quanti podi ci attendiamo?
«Non saprei, gli iscritti sono di altissimo livello, non conosco i valori in gara in tutti i concorsi».
Su chi puntiamo?
«Fabrizio Donato è sempre un grandissimo triplista».
Come procede l'adattamento al cambio delle sue tecniche di salto?
«Il grosso è fatto, ovvero il posizionamento delle basi. Dobbiamo continuare a lavorare, perchè 10 anni sempre allo stesso modo mi rendono quasi una vecchietta dello stile. Male che vada, potremo sempre dire che ci abbiamo provato, è sicuramente una sfida, intanto ci divertiamo, ci vorrà ancora un po' di tempo per vedere i frutti dei cambiamenti».
Non le manca un po' la friulanità di Desireè Rossit?
«Ha solo bisogno di stare bene fisicamente, se non avrà problemi salterà ancora alto. Ecco, ad alto livello devono combaciare diverse variabili, oscure, per l'osservatore esterno, ma vi assicuro che viste dalla pista è più difficile. Mi auguro torni da finale olimpica, c'è anche tutta la vita, da gestire».
Alessia, ma lei è da medaglia?
«No, però le gare si fanno. Siamo in 12, dunque senza eliminatorie».
A Pordenone aveva divorziato dal suo stroico allenatore Gianfranco Chessa. Quanto incise la malattia, poi rivelatasi fatale?
«Nulla, perchè il rapporto tecnico era esaurito. Dovevamo cambiare aria, accadde nel momento sbagliato, con dinamiche non troppo corrette. Ci separammo comunque nel massimo rispetto».
Ora chi si allena con Marco Tamberi?
«Naturalmente il figlio Gianmarco, che si concentra sulla preparazione per la stagione estiva, due giovani e un master, Marco De Angelis.
Siamo ad Ancona».
Cinque anni fa saltò due metri, a un centimetro dal record italiano, a lungo mondiale, di Sara Simeoni, poi cos'è successo?
«In quei casi, una persona viene divinizzata. Occorre pensare a quel che si fa, acquisire consapevolezza. quella misura a 19 anni fu un risultato che non controllavo, neanche come ambiente, oggi affronterei il tutto in maniera diversa. Il sistema è un limite, ora ho un progetto di crescita».
Con uno psicologo, tipico di molti campioni?
«E' un piano di vita e professionale, per saltare di nuovo altissima. Dietro all'atleta c'è la persona, l'atletica non è come andare al lavoro, occorre magari staccarsi completamente dal tuo interiore».
È riuscita ad eleborare il lutto per la scomparsa della mamma?
«Se fuori dalla pedana hai problemi, si avvertono anche lì. C'era un'atmosfera strana in famiglia, non potevo fare a meno di pensare che avrei perso mia madre. Mi sono confrontata con quella vita, con la malattia, finita come sappiamo, ora vivo un altro periodo».
 
Ultimo aggiornamento: 22:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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