Terremoto in Friuli, per la prima volta cerimonie senza i parenti delle vittime causa Coronavirus

Mercoledì 6 Maggio 2020 di R.U.
Il terremoto in Friuli il 6 maggio del 1976

Per la prima volta, dopo 44 anni dalla tragedia, il ricordo delle vittime del terremoto in Friuli avvenuto il 6 maggio 1976 non potrà celebrarsi oggi alla presenza collettiva delle persone che al tempo soffrirono il sisma, persero i loro cari, videro segnata profondamente la loro vita. L’emergenza coronavirus e le restrizioni imposte, così com’è stato per le celebrazioni pasquali, del 25 aprile e dell’1 maggio, preclude iniziative aperte al pubblico. «Ma non per questo il ricordo e la memoria di quel drammatico momento verranno meno». Ad assicurarlo il sindaco di Gemona del Friuli, Roberto Revelant, primo cittadino della capitale morale della ricostruzione post 1976.


A GEMONA
«La commemorazione del sisma subisce variazioni significative – spiega - per la prima volta non sarà aperta alla cittadinanza ma ci sono comunque dei passaggi che vogliamo fare, non solo simbolici. Non abbiamo inteso soprassedere alle deposizioni delle corone d’alloro in memoria dei caduti». Alle 19 il ritrovo in forma ristretta dinnanzi al monumento eretto a memoria delle vittime del terremoto e dell’opera di soccorso portata alla popolazione dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco in piazzale Chiavola; successivamente il trasferimento alla Caserma Goi Pantanali per ricordare i 32 Alpini della Julia deceduti in caserma a seguito del sisma. A seguire la santa messa celebrata nel Duomo di Santa Maria Assunta in ricordo di tutte le vittime e infine al cimitero, con la deposizione della corona d’alloro per i caduti. «Su richiesta e nel rispetto della volontà di diversi familiari, quest’anno non verranno rimossi i fiori dai loculi del monumento ove l’Amministrazione deponeva un fiore per ciascuna vittima del sisma – spiega Revelant - È però nostra volontà ricordarle con un cuscino di garofani che verrà posto nel monumento centrale, luogo della commemorazione». 
NELLE ALTRE LOCALITÀ
Analoghe celebrazioni in forma ristretta verranno promosse anche nei comuni di Venzone, Osoppo, Majano, Artegna, Montenars e nei paesi del cratere del sisma. «Ci dispiace davvero molto non poter permettere l’accesso alle famiglie che hanno perso i loro cari in quella tragedia, ma da parte nostra cercheremo comunque di rappresentare al meglio l’intera comunità, è un 44° anniversario complicato ma siamo costretti a viverlo così». Anche il Consiglio regionale, che si riunisce oggi a Udine, ricorderà la data. Una giornata di lutto e cordoglio che però assume ancor più intensamente il messaggio di rinascita che la Ricostruzione ha trasmesso a tutta l’Italia.
 

DAL SISMA AL VIRUS
«Abbiamo accolto nelle scorse settimane con il nodo in gola le decine di salme arrivate da Bergamo per i nostri fratelli deceduti a causa del virus – ricorda Revelant - se pensiamo che il sisma del 1976 ha portato mille vittime in Friuli e quest’anno solo nella provincia bergamasca i morti sono stati quattro volte tanti, capiamo di fronte a quale emergenza ci siamo trovati di fronte. E per questo dobbiamo fare tesoro, parlo soprattutto a noi, generazione che non ha vissuto direttamente l’Orcolat, dell’alto valore che assume la solidarietà in questi momenti: così come all’epoca per moltissimi fu naturale mettersi a disposizione della popolazione friulana in diversi modi e sotto varie forme di generosità, così oggi e nel futuro noi dovremo continuare a fare nei confronti di chi soffre ed è in difficoltà, facendo di questi gesti l’estrema normalità».
INIZIATIVE SUL WEB
La Società Filologica Friulana continua a mettere a disposizione in maniera libera i contenuti del propri cataloghi.
E proprio dalle riviste storiche friulane, anche per il 6 maggio la SFF propone un interessante percorso di lettura e consultazione attraverso il quale poter leggere e scaricare liberamente in formato pdf numerosi contributi sul tema del terremoto in Friuli. I contenuti sono accompagnati dalle fotografie che Renato Viola scattò all’indomani della tragedia, documentando l’arte sacra “ferita” tra le rovine dei paesi distrutti; particolarmente significativa la fotografia della chiesa di Colloredo di Montalbano, dove una Madonna prostrata pare piangere sulle macerie della chiesa parrocchiale. 

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