Coronavirus, sui social il gemellaggio del dolore tra Bergamo e Gemona

Domenica 5 Aprile 2020 di Camilla De Mori
Il saluto a Gemona alle salme dei pazienti morti per Coronavirus giunte dalla Lombardia

Una delle immagini che sarà difficile cancellare, di questa emergenza, sarà quella delle bare trasportate dai camion militari dalla Lombardia in piena epidemia da Coronavirus in Friuli, per la cremazione negli impianti di Gemona e di Cervignano. In quelle casse c’erano madri, padri, fratelli, sorelle, nonne e nonni di persone che non hanno potuto salutarli per l’ultima volta come avrebbero voluto, neanche da lontano, per colpa della quarantena e delle misure di sicurezza imposte dalla pandemia. In alcuni casi, i parenti, hanno saputo solo dopo dei giorni dove fossero state portate le salme dei loro cari per la cremazione. 


DOMANDE NELL’EPIDEMIA
E’ il caso di Francesca Mangili, che vive nella Bergamo travolta dai contagi e che solo dopo una settimana ha saputo «dove è stato portato mio papà, deceduto il 22 marzo, dopo la cremazione». Quel luogo era Gemona. E il suo primo pensiero è stato cercare delle immagini o dei video che avessero fermato il momento «in cui le salme arrivano al cimitero». Così ha chiesto aiuto ai gemonesi su Facebook. «La mia richiesta – ha spiegato nel suo messaggio – può sembrare strana, ma visto quello che stiamo vivendo non basterebbero due righe per spiegare che anche un video o un’immagine può essere di conforto».
La risposta non ha tardato ad arrivare, come ha confermato lei stessa al cronista. «Sono stati in tantissimi ad esprimere solidarietà», ha spiegato. Il grande cuore del Friuli, a decenni di distanza dalla prova del terremoto, non ha fatto difetto neppure stavolta. 
LA STORIA
«Mio papà – racconta – aveva 62 anni. Era appena andato in pensione, tanti progetti che sono sfumati. Ha iniziato mercoledì 11 marzo ad avere la febbre. Saliva a 38 ma con la tachipirina scendeva. Poi ricominciava». Ma «il venerdì ha iniziato ad alzarsi sopra i 38,5 e aveva altri disturbi. Non riusciva a mangiare e non riusciva a bere». Domenica, racconta, la febbre è salita sopra i 39, aveva anche «pressione alta e saturazione bassa. Così abbiamo chiamato l’ambulanza», racconta. Lei e la sorella, spiega, lavorano in ospedale e prima di domenica avevano tenuto monitorati i parametri «perché vista l’emergenza se il paziente non è in situazione di alta criticità non viene consigliato il ricovero». Ma quella domenica «i valori sono peggiorati». È stato portato in pronto soccorso. «Da quel momento non lo abbiamo più visto. È entrato in ospedale il 15 marzo e ricoverato in reparto il giorno seguente. Il tampone era positivo», racconta. Poi, «le condizioni si sono aggravate in maniera repentina». Alla fine il papà non ce l’ha fatta. «Niente funerale. Quando è morto non l’abbiamo visto. Siamo state contattate un’ora prima che morisse e ci hanno detto che le sue condizioni erano peggiorate. Dopo un’ora è morto. Nessun fiore sulla bara, perché da quella settimana anche i fioristi avevano chiuso. Dopo dieci giorni abbiamo scoperto che la salma era stata mandata a Gemona», racconta Francesca.
LE RISPOSTE DEI FRIULANI
Da Gemona e dai, dice, ha ricevuto «tantissimo affetto e anche molta disponibilità per foto e video». Anche il Municipio ha cercato di contattarla. «Le abbiamo scritto un messaggio via Messenger. Abbiamo un po’ di documenti fotografici e video che saremo felici di darle per offrire un segno della nostra vicinanza alla famiglia», spiega il sindaco Roberto Revelant, che ha accolto la bara del papà di Francesca con altre 64 salme dalla Lombardia.
VICINANZA SUI SOCIAL
Su Facebook Francesca non è stata la prima a ringraziare i gemonesi per l’affetto a distanza. Anche Elisabetta, sempre di Bergamo, ha voluto farlo pubblicamente «per questa calorosa partecipazione e vicinanza al dolore della mia città»: il fratello, morto per coronavirus il 18 marzo, era stato cremato proprio a Gemona a fine marzo. «In un primo momento ho guardato sulla mappa dove si trovasse esattamente questo paese e poi l’ho cercato su Facebook – ha scritto - Ho fatto questa ricerca perché in realtà cercavo con tutta me stessa qualche foto o video che mi potesse far accompagnare, anche solo virtualmente mio fratello nell’ultimo suo viaggio e per poter avere qualche ricordo concreto». Sul social ha incontrato la vicinanza di perfetti sconosciuti: «Il mio cuore si è riempito di lacrime e di emozioni nel vedere con quanta partecipazione moltissime persone stavano condividendo il nostro immenso dolore ed hanno pregato per i nostri cari».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci