Qatargate, Visentini: «Sì, ho ricevuto 50 mila euro dalla Ong di Panzeri, non mi è stato chiesto nulla in cambio»

Lunedì 19 Dicembre 2022
Qatargate, Visentini: «Ho ricevuto 50 mila euro da Ong Fight, non ho chiesto nulla in cambio»
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Il sindacalista friulano Luca Visentini, coinvolto nel Qatargate, ha reso noto di aver «ricevuto una donazione da Fight Impunity (Ong fondata da Antonio Panzeri, ex eurodeputato del Pd e di Articolo 1 in carcere a Bruxelles con l'accusa di corruzione) di importo complessivo inferiore a 50.000 euro, per rimborsare alcuni costi della mia campagna per il Congresso della ITUC (Confederazione Internaz.Sindacati).

Ho trasferito la somma come tale al Fondo di Solidarietà ITUC per sostenere i costi di viaggio al Congresso per i sindacati». Il segretario della Ituc ha inoltre aggiunto: «Non mi è stato chiesto, né ho chiesto nulla, in cambio del denaro e non sono state poste condizioni di alcun tipo per questa donazione».

La donazione contestata

Visentini scrive che la donazione «non è stata collegata ad alcun tentativo di corruzione, né di influenzare la mia posizione sindacale sul Qatar o su altre questioni, né di interferire con l'autonomia e l'indipendenza mia e/o dell'ITUC» e dunque respinge «apertamente ogni possibile accusa a questo proposito in quanto totalmente falsa». Il sindacalista contesta «fermamente tutte le accuse mosse contro di me. Sono innocente e rimango a disposizione delle autorità investigative belghe, pronto a fornire qualsiasi ulteriore chiarimento o informazione qualora fosse richiesto da parte mia. Sono fermamente contrario alla corruzione e sostengo la lotta contro ogni forma di corruzione». Visentini sostiene di aver «partecipato come relatore a alcune conferenze organizzate da Fight Impunity sui diritti umani in generale, senza alcun legame con il Qatar o con altri aspetti coinvolti nell'indagine» e di aver «contribuito per iscritto al Rapporto annuale sui diritti umani del 2022, pubblicato da Fight Impunity» senza «alcun compenso».

Fight Impunity - ricorda - «era una ONG rispettata che agiva in difesa dei diritti umani, con diverse personalità di alto livello nel suo cda, come Denis Mukwege (Premio Nobel per la Pace), Bernard Cazeneuve (ex primo ministro francese), Emma Bonino (senatrice italiana, ex commissario europeo). Visintini sottolinea che »ITUC e CES (Confederazione europea dei sindacati) non sono coinvolte in alcun modo nell'indagine in corso e la mia massima preoccupazione è quella di assicurarmi che l'indipendenza, la responsabilità e la reputazione di queste organizzazioni e dell'intero movimento sindacale siano debitamente tutelate«. Il sindacalista ha annunciato che farà tutto ciò che è in suo potere »per proteggere la reputazione e l'indipendenza del movimento sindacale globale, «che è sempre stata la battaglia di tutta la mia vita». Per questi motivi, «ho deciso di farmi da parte dalla posizione e dalle funzioni di Segretario generale della ITUC fino alla riunione del Consiglio generale della ITUC del 21 dicembre, quando la questione sarà valutata». Fino a quando «questo processo non sarà concluso, sono pronto a rimanere lontano dalla posizione» di Segretario generale, e allo stesso tempo «sono a disposizione di ITUC per fornire qualsiasi ulteriore chiarimento necessario». 

Le restrizioni

Il sindacalista si è espresso anche in merito alle restrizioni, conseguenza del coinvolgimento nell'inchiesta. Dopo essere stato interrogato ha «fornito una spiegazione esauriente al magistrato e sono stato rilasciato senza accuse formali domenica 11 dicembre». Visentini non può entrare in contatto con le altre persone che fanno parte dell'indagine e deve essere autorizzato dal magistrato per viaggiare al di fuori dell'Unione. Tali condizioni, che resteranno valide fino all'11 marzo 2023, potranno essere rinnovate qualora il magistrato lo ritenesse necessario. Il segretario dell'Ituc resterà così «parte di questa indagine fino a quando i risultati finali dell'inchiesta non saranno sottoposti alla Chambre du Conseil (tribunale di prima istanza) per una decisione».

Visentini: «Necessario esercitare ulteriori pressioni sul Qatar»

La sua posizione nei confronti del Qatar «non è cambiata nel tempo e parla da sola, poiché ho sempre chiarito pubblicamente che la situazione odierna non è ancora soddisfacente e che è necessario esercitare ulteriori pressioni sul Qatar e sulle aziende che operano nel Paese per ottenere la piena tutela dei diritti umani e dei lavoratori, il pieno rispetto di tutte le Convenzioni dell'OIL e la piena attuazione delle riforme attuate finora, anche in termini di riparazione delle violazioni esistenti e di risarcimento delle vittime delle violazioni e delle loro famiglie». Il sindacalista ha concluso: «Sono stato anche molto chiaro sul fatto che la pressione sul Qatar deve continuare anche dopo la conclusione della Coppa del Mondo».

Ultimo aggiornamento: 20:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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