Scandalo Ue-Mondiali, Visentini volò a Doha dal ministro: «Il sindacato? Un problema»

Domenica 11 Dicembre 2022 di Angela Pederiva
Nell'ufficio di Doha il sindacalista friulano Luca Visentini e il ministro del Qatar, Ali bin Samikh Al Marri

UDINE - Due uomini sorridenti, seduti sulle poltrone azzurre. Da una parte il sindacalista friulano Luca Visentini, dall'altra il ministro qatariota Ali bin Samikh Al Marri. La foto rilanciata dal settimanale in lingua olandese Knack, che insieme al quotidiano francofono Le Soir ha svelato l'inchiesta aperta in Belgio sulla presunta corruzione attorno al Parlamento europeo, pone l'interrogativo cruciale sul ruolo del 53enne nella vicenda giudiziaria: che interesse avrebbe avuto il Paese del Golfo nell'esercitare pressioni sul segretario generale della Confederazione (prima europea e poi internazionale) dei sindacati?


LE DOMANDE
La rivista belga dedica due passaggi a Luca Visentini. Il primo: «Secondo il quotidiano svizzero Swissinfo, la Csi (Confederazione sindacale internazionale, nota anche come Ituc, ndr.) era un problema per il Qatar e il sindacato aveva ripetutamente posto domande sulla Coppa del Mondo in Qatar». Il riferimento è all'indagine giornalistica elvetica sull'attività di spionaggio che sarebbe stata svolta dalle autorità di Doha nei confronti non solo della Fifa, ma anche di quanti erano critici sui Mondiali.

Eccone un estratto (la traduzione è nostra): «La Confederazione internazionale dei sindacati (Ituc) ha rappresentato un altro problema per il Qatar. Per anni la federazione sindacale, che conta 200 milioni di iscritti, aveva più volte sollevato interrogativi in merito ai Mondiali in Qatar. E ha agito per assicurarsi che la sofferenza dei lavoratori in Qatar fosse portata all'attenzione del mondo e commuovesse le persone. Il sindacato è stato vittima di un attacco informatico alla fine del 2015. Qualcuno aveva copiato l'account di posta elettronica dell'allora portavoce per i media del segretario generale. E le mail sono presto apparse in versione alterata, secondo il sindacato sui media».


L'INCONTRO
Il secondo accenno del settimanale belga al sindacalista è questo: «A fine ottobre Visentini ha incontrato il ministro del Lavoro del Qatar, Al Marri». L'immagine allegata, scattata lo scorso 23 ottobre a Doha, compare sul sito del ministero con questa spiegazione: «Durante l'incontro, le due parti hanno passato in rassegna le relazioni di cooperazione bilaterale, in particolare su questioni relative ai campi di lavoro, e le modalità per rafforzarle e svilupparle». All'epoca Visentini era ancora presidente della Confederazione europea dei sindacati, ma né lui né la stessa Etuc l'hanno condivisa sui propri canali social, cosa che invece ha fatto il dicastero retto da Al Marri, in passato capo del Comitato nazionale qatariota per i diritti umani.


LA POSIZIONE
Nel tempo qual è stata la posizione ufficiale del sindacato sui Mondiali 2022? Sul sito dell'Etuc (l'organizzazione europea) appare tuttora il comunicato del 2 ottobre 2013: «Nessuna Coppa del mondo in Qatar senza diritti dei lavoratori». L'allora segretaria generale Bernadette Ségol, a cui il friulano sarebbe subentrato nel 2015, invitava infatti l'Emirato «a rispettare pienamente gli standard internazionali del lavoro, in particolare il divieto del lavoro forzato e il diritto di tutti i lavoratori ad avere un'adeguata rappresentanza sindacale». L'ultima nota dell'Ituc (la confederazione internazionale) è stata pubblicata il 5 ottobre 2022, per dare conto dell'incontro semestrale con il ministero qatariota del Lavoro. «Le leggi del Qatar sono cambiate; i lavoratori non sono più schiavizzati dal sistema della kafala (il monitoraggio dell'impiego degli stranieri, ndr.) . Continuiamo a fare progressi nell'implementazione», affermava l'allora segretaria generale Sharan Burrow, sostituita da Visentini lo scorso 21 novembre. Sei giorni dopo la sua elezione, il 53enne ha citato i Mondiali ritwittando Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil: «Qatar 2022 è costato almeno 6.500 morti sul lavoro e lavoratori posti in condizione di schiavitù. L'abolizione della Kafala, che vietava di cambiare lavoro senza il permesso del datore e i timidi progressi normativi saranno vani se spegneremo i riflettori dopo la fine del torneo».

 

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