Maria, 71 anni, l'ostessa di "ferro" nel borgo montano di sole 40 anime

Venerdì 30 Dicembre 2016 di Paola Treppo
Maria Torre, l’ostessa di Barbe Blas
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ATTIMIS (Udine) - Ha 71 anni ma non li dimostra affatto, Maria Torre, l’ostessa di “Barbe Blas”, una trattoria paesana di quelle di una volta, semplice e vera, storica, passata nei decenni attraverso tante vicissitudini, prima tra tutte quella del terremoto del 1976, che vide la famiglia gestrice arrangiarsi al meglio cucinando in un prefabbricato, per continuare a dare un fondamentale servizio alla comunità nel momento dell’emergenza e in quello della ricostruzione post sisma. Da allora è passato tanto tempo ma il legame con il territorio è rimasto sempre fortissimo. Anche se Maria non è nata a Borgo Salandri, un piccolo abitato sopra Attimis, a quota 350 metri, dove vivono poco più di 40 persone.

Maria arriva dalla provincia di Salerno, in particolare dal comune di Eboli, dove ha ancora tanti parenti, che raggiunge ogni tanto, usando il treno, durante la chiusura della trattoria. «Sto bene a Salandri, qui ci sono i miei due figli e ho voluto portare anche mia madre dopo la sua scomparsa - racconta dietro al banco, decorato con il presepe per le feste di Natale -; la mia è una storia particolare. Quando ero solo una ragazza ho partecipato a una festa di nozze in paese, a Eboli. La sposa si era unita in matrimonio con un uomo di Attimis». Ed è lì, in quell’occasione tanto speciale, che Anna conosce l’amore, Angelo Crast, che poi diventerà suo marito. «Lui era di Borgo Salandri, paesino che poi ho raggiunto per stargli accanto. Quando sono arrivata qui non riuscivo a capire la lingua che parlava tutta la comunità locale; era un dialetto sloveno, che poi ho imparato a comprendere e che viene usato anche oggi per parlare normalmente, anche al bar».

Quando Maria arriva in questa località sopra Attimis, la trattoria la gestisce Anna, la mamma di Angelo; lei impara le ricette del posto e quelle delle specialità tipiche di questa parte del Friuli, come la “posganizza”, un piatto che fa parte del menù di “Barbe Blas” anche oggi. «Mi piace proporre pietanze che sono legate al luogo in cui vivo e che amo: chi viene a mangiare da noi sa che può assaggiare piatti originali, unici, del luogo. La “posganizza” è una portata nutriente, che faceva mia suocera, a sua volta ereditata dai suoi avi per la ricetta. Si tratta di salame con la farina, in un certo senso simile alla salsiccia cotta con il latte, ma diversa. A volte metto in tavola anche qualche piatto del Sud Italia». Dopo la pensione, Maria continua a dare una mano al bar e ai tavoli, dove la gente del borgo passa ore in compagnia davanti al caminetto, in sala, a giocare a carte. “Barbe Blas”, che ricorda nella sua insegna il secondo nome del marito Angelo Crast, Biagio, da cui “Zio Biagio”, da sette anni è gestita dal figlio Giancarlo che ha 34 anni; in trattoria lavora pure l’altro figlio di Maria, in una conduzione tutta familiare, dove a farla da padrone sono l’accoglienza e la cordialità. 

Ultimo aggiornamento: 21:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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