UDINE - Torna ad incrinarsi la situazione dei comparti produttivi energivori in Friuli Venezia Giulia. Un nuovo stop alle acciaierie delle Ferriere Nord - Gruppo Pittini negli stabilimenti di Osoppo, Verona e Potenza, è stato disposto dall'azienda produttrice di acciai lunghi per l'edilizia e l'industria meccanica, a causa della carenza di materie prime, importate da Ucraina e Russia, e di un nuovo e improvviso aumento del prezzo del gas. Lo si è appreso da fonti vicine all'azienda dopo che ieri mattina, 3 marzo, si è tenuto un vertice nella sede di Confindustria a Udine, alla presenza delle Rsu e dei rappresentanti del gruppo. A seguire, si fermerà anche la produzione dei laminatoi in tutti gli stabilimenti, «una volta che si esauriranno i semilavorati».
Il blocco segue quello del 25 febbraio scorso, che era stato poi superato con il riavvio graduale delle attività produttive in tutti gli impianti in Italia. L'azienda ha comunicato alle Rsu l'intenzione di fare richiesta per la cassa integrazione ordinaria, «visto che il ricorso ai permessi per i lavoratori già utilizzato in occasione del primo blocco degli stabilimenti non è più praticabile». Sono 220 i lavoratori dell'acciaieria di Osoppo che rischiano di essere messi in cassa integrazione, ai quali si aggiungono i circa 140 del laminatoio, insieme ai circa 250 addetti di Verona e 200 di Potenza.
«C'è totale incertezza - hanno spiegato i segretari sindacali di Fim, Fiom e Uilm Udine, Fabiano Venuti, David Bassi e Giorgio Spelat, a margine dell'incontro -. L'acciaieria è ferma da stamattina (ieri, ndr) alle 6, il laminatoio per ora lavora, fermerà nelle prossime ore. Se e quando ripartiranno i reparti a caldo? Non si sa». Anche i laminatoi dell'area di San Giorgio di Nogaro hanno scorte sufficienti per continuare le attività per massimo un mese e mezzo. Gli scenari per l'occupazione sono improntati al pessimismo e si prospetta il ricorso agli ammortizzatori sociali. Alcuni laminatoi come Cosulich e Marcegaglia hanno avviato trattative con operatori sui mercati di Cina, India, ma per il momento non c'è accordo. Il principale fornitore, Metinvest, non potrà garantire l'acciaio per un periodo indeterminato, che dipende dall'evolversi della guerra in Ucraina: la città di Mariupol, dove si trovano le acciaierie e il porto da cui partono i semilavorati, è circondata dai russi. La produzione è ferma così come il trasporto di bramme, che non arrivano. Una nave, tra quelle che dovevano portare materiale a San Giorgio di Nogaro, è bloccata in porto. Le acciaierie non hanno subìto danni ma la riapertura non è all'orizzonte.