Costi del gas insostenibili. Spente le Ferriere Nord: più di 400 restano a casa

Sabato 26 Febbraio 2022 di Antonella Lanfrit
Spente le Ferriere Nord: più di 400 restano a casa

PORDENONE - Aumento del gas del 26% in un giorno, a seguito della guerra in Ucraina. Una crescita aggiuntasi a costi energetici che erano arrivati già al 297% per il caro energia incalzante. La conseguenza in Friuli Venezia Giulia è di quelle che non si sarebbero immaginate: le Ferriere Nord del Gruppo Pittini di Osoppo hanno deciso il blocco immediato degli impianti a caldo, comunicandolo eri mattina alle rappresentanze sindacali aziendali. Un provvedimento che vale per tutte le sedi italiane: Osoppo, Verona e Potenza.
In Friuli la decisione investe subito 400 lavoratori.

Il provvedimento, reso noto dalle segreterie provinciali e regionali Fim, Fiom e Uilm, è stato confermato nei suoi motivi e nell'impatto da fonti vicine all'azienda, la quale per ora ha deciso di non intervenire, rimandando eventuali analisi ai primi giorni della prossima settimana, a scenari più chiari. Per un'industria energivora come la siderurgia, dunque, il combinato tra invasione dell'Ucraina e pregressa tensione dei prezzi dell'energia ha fatto virare per una decisione che i sindacati hanno definito «tanto improvvisa quanto destabilizzante». Ora, dettagliano i sindacati, «Ferriere Nord ha iniziato l'iter che porterà al blocco impianti con lo spegnimento de forni e la conseguente gestione dei lavoratori tramite permessi aziendali». Lunedì pomeriggio sono attese maggiori informazioni sulla situazione e sull'eventuale utilizzo di ammortizzatori sociali, per cercare di gestire una situazione che «potrebbe avere risvolti drammatici nel futuro».


Tra le possibilità, l'attivazione della cassa integrazione ordinaria, quella cioè che scatta quando l'interruzione del lavoro è dovuta a cause esogene all'azienda. Secondo stime sindacali, oltre ai 400 lavoratori immediatamente coinvolti, potrebbero essere interessati altri 150 addetti nei prossimi giorni. Il fermo produzione e le conseguenze sull'occupazione sono stati subito riportati alle segreterie nazionali dai dirigenti sindacali provinciali e regionali David Bassi della Fiom, Fabiano Venuti della Cisl e Giorgio Spelat della Uilm, «per condividere un tavolo a livello di Gruppo e definire il percorso a tutela delle maestranze e del prosieguo aziendale». È una crisi che «potrebbe estendersi a macchia d'olio in altre realtà», hanno affermato i segretari territoriali Giareghi, Colautti e Oddo, rispettivamente della Cgil, Cisl e Uil. Ma è già tutto il mondo dell'economia friulana a essere in allarme, toccando con mano le conseguenze dell'invasione dell'Ucraina. «In Friuli Venezia Giulia ripercussioni su meccanica e agricoltura», ha avvertito infatti ieri il presidente regionale di Cna, Maurizio Meletti, e il presidente di Confartigianato Fvg, Graziano Tilatti, ha evidenziato la «drammaticità di una situazione» che «sta generando paura e sofferenza in tutti i cittadini, oltreché ripercussioni sull'economia. L'export del Fvg verso l'Ucraina nel 2020 valeva 53 milioni, secondo i dati elaborati dall'Ufficio Studi di Confartigianato Imprese di Udine su fonte Camera di Commercio di Udine e Pordenone e l'import oltre 395 milioni. In Friuli Venezia Giulia i legami più stretti li detiene Pordenone, con un export da quasi 28 milioni, seguito da Udine (18 milioni), Trieste e Gorizia. «Ricordiamoci che dietro a questi numeri c'è un tessuto produttivo composto da piccole e medie imprese ha precisato Tilatti -, per le quali questi importi possono fare la differenza tra la vita e l'impasse». Il Friuli Venezia Giulia esporta in Ucraina soprattutto mobili (al primo posto), macchine per impieghi speciali, motori e trasformatori elettrici, pesce, articoli di materie plastiche. Importa prodotti della siderurgia, prodotti di colture agricole, fertilizzanti, legno tagliato e piallato. L'auspicio è per un «rapido ritorno alla diplomazia», ha concluso Meletti.

Ultimo aggiornamento: 12:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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