Delitto dell’Ippovia: l’omicida studiò
ogni mossa nel minimo dettaglio

Venerdì 19 Giugno 2015 di Paola Treppo
Garbino e la vittima Silvia Gobbato
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UDINE - «L’azione era stata realizzata con coscienza e volontà», dopo un piano «ideato, studiato nei particolari, provato nel corso dei sopralluoghi, programmato con attenzione» da un «criminale maldestro, inabile, inesperto», ma «pienamente imputabile». Così il gup del tribunale di Trieste, Laura Barresi, ha motivato la sentenza di condanna a 18 anni di reclusione pronunciata il primo aprile scorso nei confronti di Nicola Garbino, studente fuoricorso di Zugliano di Pozzuolo del Friuli (Udine), imputato per l’omicidio di Silvia Gobbato, di 28 anni, di San Michele al Tagliamento (Venezia), praticante avvocato.



La giovane era stata uccisa a coltellate il 17 settembre 2013 mentre faceva jogging lungo l’Ippovia del Cormor, alle porte di Udine. Le motivazioni, 40 pagine, sono state depositate nei giorni scorsi. Nella sentenza il giudice ripercorre il delitto, la scoperta del suo autore in Garbino «senza dubbio alcuno», la personalità dell'imputato e il suo «passato di sofferenza», «cornice entro la quale si è consumato il dramma», sulla cui base il giudice ha ritenuto di concedergli le attenuanti generiche.
Ultimo aggiornamento: 09:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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