Colle del Castello tutto artificiale, unico in Europa: ma il geologo non è convinto

Sabato 9 Aprile 2022 di Camilla De Mori
Scavi al Castello di Udine

UDINE - L'idea suggestiva di un colle del Castello totalmente artificiale, un unicum in Europa, come vorrebbero le risultanze delle ultime indagini, non dispiacerebbe neppure a lui, che pure in passato si è confrontato, da geologo e da friulano Doc (di Timau), con l'enigma di quell'altura che - scriveva nel 2009 - «in modo così anomalo quanto affascinante, si erge all'improvviso» dalla pianura. Ma Corrado Venturini, geologo, professore dell'Università di Bologna, si pone una domanda. «Come fa un rilievo del tutto artificiale a reggere una struttura così pesante come il castello? Da geologo, mi sembra stranissimo - dice l'esperto -, anche se mi piace molto l'idea che emerge dall'ultima ricerca, perché innalza il colle ad un unicum europeo.

Spero che prevalga questa opinione che è contraria alla mia idea iniziale, che prevedeva una buona parte del colle naturale con un po' di artificiale».

LA RICERCA

Sul valore della ricerca appena completata, nessun dubbio (il coordinatore dello studio, «Alessandro Fontana, lo conosco da quando era studente e ho una stima enorme per lui»). «Mi andrebbe benissimo che gran parte del colle fosse artificiale - concede Venturini -. Udine ne beneficerebbe. Sarebbe un grandissimo volano per richiamare turisti». «Sarei contento che solo una piccola parte o neanche quella fosse naturale, però, con il ragionamento, mi sembra difficile che il castello riesca a reggere sul bordo ripido di una collina tutta artificiale». Per questo, Venturini continua «a pensare che una parte sia naturale, in prosecuzione di quanto affiora nell'area dei Giardini Ricasoli e in omaggio al grande livello di conglomerato che subisce un inarcamento che ha il suo massimo al centro di Udine». Nella pubblicazione dell'Università di Trieste e del Museo friulano di storia naturale del 2009 dedicata ai Geositi, Venturini aveva curato proprio la parte relativa al colle, allora definito una «peculiarità geologica», «l'ultima visibile e muta testimonianza» «dell'antico inarcamento tettonico». Ossia, era la tesi, quanto restava dell'ampia piega, intaccata dall'erosione e poi livellata dai depositi fluviali, fluvio-glaciali e probabilmente in parte morenici. Tuttavia, già allora aveva aggiunto che non c'era «un'interpretazione univocamente accettata» per la sua genesi. Venturini ricorda che «nel sottosuolo della pianura e a Udine in particolare c'è un livello di conglomerato il cui spessore varia fra 15 e 30 metri». Queste pagine di roccia si incontrano «a -13 metri vicino alla stazione, a -3 verso il centro, per poi affiorare ai giardini Ricasoli e probabilmente sotto il castello. Ci sono due scuole di pensiero: una afferma che gli affioramenti in zona Ricasoli siano tutti antropici, per un'altra, a cui io mi allineo, sono almeno in parte naturali». Un inarcamento tettonico che fa il paio con quelli, più piccoli, di Sant'Osvaldo e Pozzuolo. Il colle del castello, quindi, secondo la sua ipotesi del 2009, avrebbe avuto origine «da conglomerati e sabbie che si sono inarcati intorno a un milione di anni fa». L'idea del colle artificiale non è nuova e alimenta da decenni la diatriba. Venturini ricorda che «nel 1987 Bernardis e Zorzi per primi, citando scavi dell'86, avevano detto che il professor Buora aveva trovato materiale archeologico datandolo a 3mila anni fa». Già «i primi sondaggi verticali di 20 metri fatti dopo il terremoto per conto del Comune avevano dato materiale sciolto». Gli ultimi carotaggi fatti, arrivati a 40 metri, come ha spiegato Fontana, non hanno trovato ghiaie cementate (conglomerati). Ma, dice Venturini, per avere la prova provata che il colle sia tutto costruito dalla mano umana, «io vorrei avere dei sondaggi fatti sotto il castello. Basterebbe fare due sondaggi orizzontali lateralmente alla scalinata che sale al maniero». Venturini, poi, ha un'idea aggiuntiva anche sulla provenienza del materiale di riporto. Se Fontana propende per un'origine dal basso, da Giardin grande, lui ritiene che «in parte possa essere stato scaricato dall'alto durante un antico spianamento artificiale del colle».

FONTANA

«È normale che non avendo visto i nuovi dati che abbiamo prodotto ora, i colleghi possano avere dei dubbi - commenta Fontana, docente latisanese dell'Università di Padova -: la spiegazione che diamo è davvero innovativa e, quindi, può sembrare troppo strana. Quando uscirà la pubblicazione scientifica penso che ogni dubbio verrà fugato». 

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