Acciaio dalla Russia, il Friuli spende mezzo miliardo e gli affari volano nonostante la guerra

Lunedì 18 Marzo 2024 di Marco Agrusti
Una nave carica di acciaio

Sono passati ormai due anni dall’aggressione portata dalla Russia di Putin nei confronti dell’Ucraina. Due anni di guerra, di sanzioni, di pesanti restrizioni ai traffici tra l’Unione europea e Mosca. Eppure il Friuli Venezia Giulia di affari con il vecchio alleato commerciale, con cui i rapporti erano tornati ottimi dopo la fine del Comunismo e la dissoluzione dell’Unione Sovietica, ne fa ancora. E se le esportazioni da Trieste a Mosca sono crollate, lo stesso non si può dire delle importazioni. Anzi, ci sono voci che sono aumentate - e di molto - proprio negli ultimi due anni. Quelli della guerra e della tensione tra i due nuovi blocchi.

COSA SUCCEDE

I dati aggregati sono quelli dell’Istat, che su base nazionale e territoriale ha fatto il conto finale del 2023 quanto a importazioni ed esportazioni nelle varie regioni del Paese. La rielaborazione locale, invece, è affidata come sempre all’Ires del Friuli Venezia Giulia. Si deve partire necessariamente dal dato che balza maggiormente all’occhio, perché ha un segno “più” importante e sembra per così dire fuori contesto, dal momento che i traffici con la Russia sono in generale sempre più ridotti a causa della guerra in Ucraina. La voce è quella dell’import, quindi si tratta di prodotti che da Mosca raggiungono in vari modi il Friuli Venezia Giulia. Ed è bene precisare un dettaglio: non si tratta affatto di beni “illegali”, perché le sanzioni dell’Unione europea coprono solamente alcune categorie merceologiche. Non i prodotti della siderurgia, ad esempio, che proprio in Friuli Venezia Giulia rappresentano il caso di studio. Nel 2023, infatti, le importazioni dalla Russia hanno raggiunto i 475 milioni di euro. Una variazione del 30 per cento rispetto all’anno precedente, cioè il 2022. Se si prende in considerazione anche il 2021, invece, si è passati da 349 a 475 milioni di euro. Praticamente un’impennata di prodotti siderurgici in viaggio dalla Russia alla nostra regione. E proprio il metallo compone quasi il 100 per cento delle importazioni, dal momento che il valore totale dei beni arriva a 478 milioni di euro. A reggere è anche l’importazione di pesce, crostacei e molluschi lavorati e conservati. Nel 2023, infatti, questa voce è aumentata del 35 per cento, passando da 1,6 a 2,2 milioni di euro sulla direttrice Mosca-Trieste.

IN ENTRATA

Un quadro nettamente diverso, invece, è quello riferito alle esportazioni. La Russia era diventato un mercato di riferimento per il Friuli Venezia Giulia, ma in questo caso i due anni di guerra in Ucraina si sono fatti sentire eccome. In generale, secondo l’Ires, il valore dell’export friulano a Mosca è passato dai 209 milioni di euro del 2021 ai 109 milioni dell’anno appena trascorso. Quindi una perdita secca di cento milioni di euro e di un buon 23 per cento. Il calo più marcato è rappresentato dall’esportazione di macchinari. I prodotti da forno, invece, sono in ripresa dopo lo choc del 2022, anno dello scoppio del conflitto alle porte dell’Unione europea. Flessione più contenuta, invece, per quanto riguarda il comparto del mobile. Si tratta, lo ripetiamo, di beni non soggetti ad embargo: in Russia ancora oggi si possono esportare mobili dall’Italia. E il lusso in questo caso conosce la crisi in modo molto inferiore. La perdita, infatti, è stata del 3,3 per cento su base annua. L’export in questo caso vale ancora 21 milioni di euro. Il tonfo si sente però se paragoniamo il dato a quello del 2021, ultimo anno di “pace”: allora il Fvg esportava mobili in Russia per 41 milioni di euro.

Ultimo aggiornamento: 19 Marzo, 10:09

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