Perde il papà per il rifiuto del donatore compatibile e a 18 anni diventa donatrice

Martedì 22 Giugno 2021 di Elisa Giraud
Rossella Bortoli

VAZZOLA - “Donare è un gesto d’amore e di responsabilità”. Rossella Bortoli ha compiuto 18 anni da un mese, è una ragazza forte e determinata, e ha deciso di iscriversi al registro dei donatori di midollo osseo. Una decisione coraggiosa per una ragazza così giovane, un gesto profondo, carico d’amore e di sofferenza, nel caso di Rossella che cinque anni fa ha perso il papà a causa di una leucemia fulminante e di un donatore che ha rifiutato la donazione per il trapianto.

IL LUTTO

Loris Bortoli aveva soltanto 42 anni quando è mancato lasciando la moglie Annalisa Gasparini e i figli Rossella, all’epoca 12enne, e Alberto che al tempo aveva 10 anni. Sei anni fa era poco più di una bambina, ma papà Loris e mamma Annalisa non le hanno mai nascosto la verità sulla malattia.  “Rossella ha vissuto tutta la storia di suo papà – racconta la mamma – E nel corso di questi anni, quello della donazione è un tema che ha continuato a sentire perché, anche se mi sono trovata a crescere due figli da sola, mi sono impegnata come volontaria Adoces (l’associazione donatori cellule staminali emopoietiche, ndr)”. E così la decisione di diventare donatrice “è maturata in modo naturale” dice Rossella, consapevole che “chi dona non sceglie a chi donare, si mette a disposizione di chi potrebbe averne bisogno”. Un mese prima di compiere 18 anni, Rossella, studentessa modello al liceo linguistico Scarpa di Oderzo e campionessa di kick boxing, ha condiviso con la mamma la scelta di volersi iscrivere all’IBMDR, il registro italiano dei donatori di midollo osseo. Che non consiste nella semplice compilazione di un modulo. Anche il donatore compatibile con Loris era un ragazzo regolarmente iscritto al registro, ma quando, dopo quindici giorni di difficoltose ricerche per rintracciarlo, è stato messo davanti alla richiesta, si è rifiutato. Il 22enne tedesco era l’unica speranza di vita per Loris, c’è infatti un donatore compatibile ogni 100mila. Secondo i dati dell’Adoces, il 25% dei donatori regolarmente iscritti al registro una volta richiamato rinuncia alla donazione.

Sull’ onda degli appelli per una singola persona, la gente si iscrive senza sapere bene cosa implica e poi si ritira perché convinta di donare per quella persona non avendo capito come funziona davvero. “Una percentuale troppo alta - denuncia l’associazione - che mette a rischio il futuro dei pazienti che non hanno in famiglia un donatore compatibile, per i quali il trapianto è la sola terapia salva vita”.

LA SCELTA

Una scelta consapevole, invece, quella di Rossella alla luce del suo vissuto, maturata con lei in questi cinque anni, non una decisione presa sull’onda dell’emozione. “Gli appelli a favore di singoli pazienti vanno per quanto possibile evitati perché inutili per quel singolo paziente e perché possono dare all’opinione pubblica fake news della necessità dell’appello per curare singoli pazienti” ha scritto nero su bianco il ministero della salute. È praticamente pari a zero la possibilità che si doni proprio per quella persona di cui si risponde all’appello e una volta iscritti, iter costoso e di non semplice gestione, si è a disposizione di qualsiasi paziente con il quale si risulti compatibile e che necessiti di trapianto. “Bisogna informare bene le persone su cosa significhi donare – dice Annalisa – e l’informazione deve partire dal personale sanitario competente, dai medici”. Il rifiuto del donatore compatibile con Loris ha fatto tanto male e il dolore c’è ancora, ecco perché Annalisa si è impegnata con Adoces. Mentre la risposta generosa di Rossella, guerriera come suo padre, è quella di diventare donatrice, anche di sangue, per salvare quella vita che non ha potuto donare al suo papà. 

Ultimo aggiornamento: 23 Giugno, 09:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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