L'offerta a un 21enne, seicento euro al mese: «E' sfruttamento: meglio non lavorare»

Venerdì 13 Maggio 2022 di Mauro Favaro
Un giovane in cerca di occupazione
12

TREVISO - Quaranta ore settimanali, sabati compresi, per un compenso di 600 euro al mese. È la proposta di lavoro considerata “choc, con contratto da stagista, che si è visto offrire un 21enne trevigiano, studente universitario, pronto a guadagnarsi un pizzico di indipendenza dai genitori rimboccandosi le maniche e dandosi da fare con un lavoretto estivo. Si badi bene, non si sarebbe trattato di uno stage formativo, in cui l’esperienza professionale, coerente col percorso di studi, vale ben di più del compenso ricevuto. Ma di un impiego fatto e finito, come operaio in un’azienda artigiana da circa 50 dipendenti. «A conti fatti non ne vale la pena - alza le braccia il ragazzo -: avrei guadagnato meno di 4 euro all’ora, senza contare i costi di trasferimento visto che la ditta si trova a 15 chilometri da dove abito, e per i pasti. Però poi non si dica che noi giovani siamo fannulloni e non abbiamo voglia di lavorare. Il punto è che non si dovrebbe mai superare la soglia che, al di là dei conti, lede la dignità delle persone».

I CONTI DELLA SERVA

Non che il 21enne, figlio di un noto avvocato della città, non abbia già avuto esperienze lavorative in questi ultimi mesi. Anzi. È stato il confronto con altri impieghi a fargli gettare, in questo caso, la spugna. «La sera, da diverso tempo, lavoro con un ristorante occupandomi delle consegne a domicilio - racconta il giovane, diplomato al liceo scientifico e pronto a mettersi in gioco mentre sta proseguendo il percorso di studi -, e lavorando dieci ore a settimana o poco più, riesco a portare a casa circa 400 euro al mese. Non una cifrona, ma di certo in linea con l’impegno richiesto». Facile a questo punto mettere sul piatto della bilancia l’offerta dell’azienda alimentare e confrontarla: «Se da quei 600 euro tolgo circa 60 per la benzina e i soldi per i pasti, beh, non arrivo a una cifra tanto lontana da quella che già guadagno con un impegno inferiore».

LA PRESA DI POSIZIONE

Davanti a tutto ciò, secondo Mario Pozza è ora di passare dalle segnalazioni alla denunce vere e proprie. «Il ragazzo mostri i documenti che certificano una simile proposta di lavoro e si rivolga alle autorità – dice il presidente della Camera di commercio di Treviso e Belluno – un’offerta del genere non fa certo onore al mondo dell’imprenditoria. Un conto è uno stage a tutti gli effetti, per il quale sono previsti anche 450 euro al mese, eventualmente raddoppiati se si partecipa ai bandi della Camera di commercio. Altro conto è che qualcuno provi a fare il furbo per cercare di sottopagare le persone». Fino ad ora l’ente non ha ricevuto segnalazioni. Ma evidenziare le proposte di lavoro non sostenibili anche in questa sede potrebbe rappresentare una possibilità in più. «L’importante è che si mostrino le cose nero su bianco – conclude Pozza – altrimenti, pur con tutta la fiducia di questo mondo, diventa difficile pensare di poter intervenire in qualche modo».

IL DIBATTITO

Il primo a denunciare il caso, sui social, è stato in verità il papà del 21enne, che in un post su Facebook ha scritto senza peli sulla lingua: «Penso che ci sia qualcosa da rivedere nel nostro sistema invece di scrivere sui giornali che i giovani hanno poca voglia di lavorare: non si dovrebbe mai superare la soglia dove si va a ledere la dignità altrui e mi meraviglio di chi dall’altra parte della scrivania ha avuto anche il coraggio di proporre un contratto così indecente nella consapevolezza che solo una persona disperata potrebbe accettarlo». Lo sfogo ha innescato l’inevitabile dibattito. «Anche nel commercio le cose vanno così - ha risposto una mamma -, mia figlia lo scorso anno veniva pagata 400 euro al mese per 12 ore al giorno». «Benvenuti nella realtà - aggiunge un terzo genitore -: c’è chi esce da scuola e viene subito assunto come disegnatore meccanico, ma ad appena 600 euro al mese. Con questi soldi dovrebbe diventare autonomo, ma tra i tragitti casa lavoro e le spese per sopravvivere i conti non tornano». «Non vogliono lavoratori, ma schiavi - è la chiosa finale -. Bisogna eliminare questi contratti che, per come sono utilizzati, sono al limite dello sfruttamento. È una vergogna».

Ultimo aggiornamento: 14 Maggio, 09:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche
caricamento

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci