«Ha sbagliato ma non è un mostro»
​Il papà di Federica: vado al funerale

Mercoledì 9 Settembre 2015 di Mauro Favaro
Federica Dametto, Enrico Scarabello e la moglie, Elisa Zanardo
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PAESE - «Sul suo conto è stato detto di tutto. Cose false e abominevoli. Lei non è un'assassina». Emilio Dametto scandisce le parole dalla sua casa di Paese. È qui che è cresciuta la sua seconda figlia, Federica, 37enne ora residente a Casier, che la sera di giovedì scorso, alla guida della sua Rover, ha travolto e ucciso Enrico Scarabello mentre camminava ai bordi del cavalcavia di San Giuseppe a Treviso insieme alla moglie, Elisa Zanardo. Da quel momento anche per lui è iniziato l'inferno.



La notizia che sua figlia aveva un tasso alcolico pari a 3,1 grammi per litro (oltre sei volte lo 0,5 consentito dalla legge) gli è piombata addosso come un colpo al cuore. «Non era ubriaca. Non è vero - spiega il padre - il suo compagno mi ha detto che aveva bevuto solamente una birra piccola con lui prima di partire per Treviso, verso l'Home Festival. Niente di più».



Ciò che gli pesa è che tutti l'abbiano additata come quella che è scappata dopo aver ucciso. Come una pirata della strada. «È stata dipinta come un mostro. Anche tirando fuori cose di quando non era che un'adolescente. Ma Federica non è scappata: dopo l'incidente si è fermata. Poi si è spostata nella prima area disponibile e qui ha perso conoscenza».



«Non voglio difenderla. Mi dispiace perché è sangue del mio sangue, ovvio. Ma lei ha sbagliato. Mettiamolo in chiaro: lei ha sbagliato. Non si discute minimamente - spiega - mi dispiace un mondo per l’uomo che è morto. Così come per la moglie rimasta sola. Ho avuto delle disgrazie anch'io e so cosa possano significare cose del genere. È tutto uno strazio». Ed è per questo che adesso è pronto ad andare al funerale di Enrico Scarabello. «Intendo andarci, se non è causa di problemi, insieme alla mia figlia più grande - confida Emilio - non vedo perché non dovrei. Non ho nulla di cui vergognarmi».
Ultimo aggiornamento: 17:22

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