Veglia il figlio morto, i rifiuti sono ancora in casa: «Bonifica troppo cara»

Venerdì 21 Giugno 2019 di Elena Filini
Veglia il figlio morto, i rifiuti sono ancora in casa: «Bonifica troppo cara»
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TREVISO - La figlia e il genero l'hanno trovata a terra, abbracciata al cane. «Non abbandonarmi anche tu» ha urlato. E' trascorso un mese esatto da quando la verità sulla mamma di 72 anni che vegliava il figlio disabile cadavere ormai da almeno 7 mesi, è venuta a galla. Ma quell'appartamento in via Castellana trasformato in discarica, quell'accatastarsi di rifiuti e immondizia, escrementi e cose ammalorate, non è mai stato bonificato.

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«Contarina ci ha fatto un preventivo di 3500 euro. Noi non siamo nelle condizioni economiche di poter pagare. Abbiamo scritto privatamente al sindaco ieri per chiedere di intercedere e concederci di rateizzare». Così il genero della donna, dalla provincia di Milano, spiega la situazione. «Ci dispiace moltissimo per i vicini, comprendiamo la  situazione di disagio in cui stanno vivendo, tuttavia noi ci siamo già indebitati per questa situazione.Vogliamo onorare l'impegno, ma non riusciamo a fare di più».

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La pazienza dei residenti però si sta esaurendo. «Vivere così diventa davvero impossibile» commenta una vicina che abita al piano inferiore. E il malumore sale per una storia che, inevitabilmente, ha trascinato l'intero caseggiato nell'occhio del ciclone. Dalle parole del genero emergono aspetti sempre più inquietanti. «Continuo, anzi continuiamo a chiederci come sia possibile che non ci siamo accorti di nulla. Mia suocera si era costruita un mondo parallelo, aveva fabbricato una versione che -almeno a parole- reggeva». Il motivo? «La vergogna. Quando ha capito la gravità di quello che stava succedendo, non è riuscita a reagire. Si stordiva con l'alcol e si barricava in casa. L'ischemia che le ha provocato la paralisi le ha fatto però capire che in qualche modo questo teatrino doveva finire. Se non si fosse aggravata forse non sarebbe crollata». Coerente, lucida nel costruire una meta realtà accettabile, la donna era riuscita a depistare persino il medico curante. «Abbiamo trovato ricette e prescrizioni per mio cognato, fatte quando era morto da mesi. Nessuno si è accorto di niente. I servizi sociali? La Usl? Gli inquilini? Io non mi sento certo di attribuire colpe. Non abbiamo capito nulla neanche noi che siamo i suoi familiari, figuriamoci all'esterno». Sulla magrezza del disabile, tiene a spiegare come fosse sempre stato di costituzione gracile. «Mangiava tantissimo e sempre. Ma era pelle e ossa». 

RIABILITAZIONE
Nel frattempo le condizioni della donna sono migliorate: è ancora ricoverata al Ca' Foncello e ha iniziato la terapia riabilitativa. «Lentamente, ma si sta riprendendo. Quando verrà dimessa la trasferiremo da noi. Sapevamo che sarebbe successo, siamo preparati. Avevamo trovato una casa in affitto anche due anni fa per entrambi. Poi con una scusa mia suocera ci disse che il figlio era seguito da una brava assistente sociale che veniva a casa e preferiva non spostarsi. Oggi abbiamo capito che non era vero, che quando le telefonavamo si concentrava per sembrare credibile». Di fronte agli occhi dell'uomo è ancora impresso il momento in cui hanno capito che quella vita difficile ma apparentemente normale stava andando in frantumi. Ricordo perfettamente quel pomeriggio. In mezz'ora ci avrà chiamato venti volte. Le chiedevamo come stesse e lei ogni volta diceva: bene, tutto a posto. Ma poi richiamava. Col senno di poi penso fosse il suo modo di chiedere aiuto, di uscire da questo tunnel. Poi è arrivato un sms dal vicino e allora abbiamo deciso di partire subito». Arrivati a Treviso i due trovano un appartamente sbarrato. «Era blindata dentro. C'era la chiave nella toppa, sentivamo dei rumori ma non si riusciva ad aprire. Poi, finalmente è riuscita a trascinarsi fino a sfilare la chiave dall'ingresso, così siamo entrati». L'hanno trovata abbracciata al cane. Nella stanza accanto il figlio in avanzato stato di decomposizione. «Mi resta una sensazione olfattiva impressionante. Un po' abbiamo cercato di porre riparo, ma capiamo davvero quanto possa essere sgradevole per chi abita vicino. Confidiamo che il sindaco di Treviso riesca a darci un aiuto». 
Elena Filini

Ultimo aggiornamento: 11:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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