Mamma veglia il cadavere del figlio per otto mesi, aperta un'inchiesta

Martedì 4 Giugno 2019 di Denis Barea
Mamma veglia il cadavere del figlio per otto mesi, aperta un'inchiesta
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TREVISO - La veglia della donna che non si sarebbe voluta arrendere di fronte alla morte di quel figlio disabile di 50 anni col quale condivideva appartamento e quotidianità in via Castellana, potrebbe essere durata addirittura 8 mesi. L’autopsia sul cadavere dell’uomo, ormai mummificato sul letto della madre in una casa ridotta a discarica, alcune cose non è riuscita a dirle. Ma molte altre sì. Tra cui questa: l’uomo è morto approssimativamente fra settembre e gennaio, quindi fra i 5 e gli 8 mesi prima del ritrovamento.
 
Non ci sono indicazioni tali da poter parlare di morte violenta. Non è neppure stata individuata una causa precisa, ovvero una patologia che possa aver cagionato il decesso. Questo esclude alcune ipotesi, ma ne apre altre. Al punto che il sostituto procuratore Davide Romanelli, proprio sulla base dell’esame, ha deciso di aprire un fascicolo conoscitivo per indagare su alcuni aspetti, tra cui le condizioni psichiatriche della madre che ha tenuto in casa il corpo decomposto così a lungo. E per andare a fondo su questo come su altri fronti ha dato ampia delega alla polizia municipale di indagare, di venire a capo della vicenda che ha fatto inorridire Treviso.
PROBLEMI CRONICI
Il 50enne era portatore di una grave disabilità psichica causata, a quanto si è appreso, da un problema avvenuto al momento del parto. E’ stato accertato che soffriva di diverse gravi patologie ma non si può dire se una di queste, oppure la combinazioni di più problemi medici, sia stata l’ultima stazione del viaggio di una persona fragile che aveva incrociato la sfortuna appena era venuta al mondo. Negli ultimi tempi lo avevano visto smagrito, una perdita di peso a vista d’occhio secondo qualcuno dei vicini, che lascerebbe pensare ad un improvviso peggioramento delle sue condizioni di salute, coinciso con la sparizione dai radar di Ceod e Usl, che pure avevano tentato di parlare con la madre, suo tutore legale. Un altro elemento sospetto che necessita di approfondimento. Perchè, dopo la rinuncia del figlio al Centro diurno, in quella casa di fatto non è entrato più nessuno. Fino a quando il fetore che si sprigionava dall’appartamento ha invaso il resto della palazzina di via Castellana scatenando l’allarme che il 20 maggio ha portato alla macabra scoperta. Senza però che a distanza di quasi 15 giorni, i rifiuti siano stati ancora rimossi da lì.
STRUTTURA PROTETTA
Adesso la madre è ospite di una struttura di ricovero. Dopo che la vicenda è venuta alla luce del sole, si è rincorsa anche qualche voce maligna: «Forse lo ha nascosto per continuare a incassare una pensione». Ma al momento, in attesa di ulteriori accertamenti, si tratta di un sospetto che non trova alcun riscontro in Procura. L’altra domanda è come sia stato possibile tenere celato il cadavere mentre andava in putrefazione per tutto questo tempo. La spiegazione, per quanto banale, è chiara: la donna aveva allontanato tutti, si era totalmente isolata nella sua abitazione, rispondeva con tranquillità e fermezza a chi le chiedeva conto del figlio. E per mesi i sospetti, se mai ci fossero stati, sono evaporati.
VERITA’ NASCOSTA
Neppure l’altra figlia, che abita da 6 anni a Milano, ha avuto sentore del dramma che si stava consumando in via Castellana. Non veniva a Treviso da un anno, ma la madre aveva sempre rassicurato anche lei. C’è ancora tanto da chiarire in questa storia sconvolgente, punteggiata da zona grigie. Il dolore per la morte di un figlio bisognoso di tutto a cui l’anziana ha dedicato anima e corpo per mezzo secolo ha comunque preso il sopravvento generando una realtà parallela nella quale l’anziana ha continuato a vivere. «Vorrei una brioche alla crema o una vuota, a mio figlio piacciono quelle» diceva ogni mattina al bar dove andava a bere un caffè. Ma la verità era un’altra. E la sapeva solo lei.
Denis Barea
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