Treviso. L'azienda lo licenzia e lui apre
un sexy-shop: «Affari a gonfie vele»

Mercoledì 28 Luglio 2010 di Roberto Ortolan
Valentino Scottà nel suo nuovo sexy shop
TREVISO (28 luglio) - La crisi economica brucia posti di lavoro, mette in ginocchio aziende, ma pu essere l’occasione per dare una svolta alla propria vita. quanto accaduto a Valentino Scott, 41 anni, di Colle Umberto, sposato con due figli, di 7 e 10 anni.



Lavorava all’Ape di Refrontolo quando la crisi economico-produttiva mondiale lo ha fatto finire sul lastrico. È infatti rimasto senza lavoro, con moglie e due figli a carico e con le rate del mutuo da pagare. «Ho passato giorni terribili - spiega Scottà - ma poi ho deciso che non potevo diventare un parassita a carico allo Stato». Si è guardato intorno Scottà e tra le varie offerte ha scelto quella di Diego Bortolin, titolare di una catena di sexy shop, con quasi cento punti vendita in tutt’Italia. A quel punto ha deciso che il "licenziamento" sarebbe stata l’occasione per trasformarsi in imprenditore, seppure in un settore considerato anomalo: quello del sesso.



«Ho deciso di ipotecare la casa - aggiunge Scottà - e di aprire un punto vendita in franchising. Il settore sembrava produttivo e ricco di opportunità. Ho investito tutti i risparmi e i soldi del mutuo per rilevare un negozio di gadget erotici. Inizialmente non riuscivo a trovare un punto vendita adatto, ma poi ne ho trovato uno a San Giovanni del Tempio di Sacile e la mia vita è cambiata in meglio. Una scelta che si è rivelata vincente. Gli affari prosperano e non mi pento di quanto fatto. I sorrisetti di qualche conoscente non mi turbano. Alla fine del mese ho sempre i soldi per pagare la rata del mutuo. Posso mandare i figli a scuola senza fare i salti mortali e anche pagare regolarmente le bollette. Vendere oggetti che danno piacere sessuale non mi turba: non sono un maniaco. Questo è semplicemente un lavoro».



Scottà perché quella scelta?

«Ero rimasto senza lavoro, perché l’Ape era fallita, e avevo due possibilità: o andare a sfilare con le bandiere rosse per 800 euro di cassa integrazione al mese o rimboccarmi le maniche. Ho scelto la seconda. Non mi andava di essere a carico dello Stato. Noi veneti siamo fatti così».



E la moglie?

«Ha condiviso la mia scelta. Ci siamo parlati. Non la disturbava la professione di imprenditore del sesso. Adesso è contenta. Pagare il mutuo non è più un supplizio, ma una gioia».


Ultimo aggiornamento: 31 Luglio, 19:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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