Dalla Cattolica al traffico clandestino di armi: le ascese e la cadute del boss della Mateba Italia

Domenica 8 Maggio 2022
Domenico Maria Libro

MONTEBELLUNA - Dalle carabine semiautomatiche ai fucili da cecchino, fiore all'occhiello del vasto catalogo pubblicato anche sul web. Dalle pistole, anch'esse semiautomatiche a pezzi intercambiabili come carrelli, otturatori, tamburi e castelli. Tutte made in Treviso. Una parte di queste armi, esportate all'estero, in particolare verso paesi dell'Est Europa come Polonia e Ungheria, ma anche verso i paesi arabi, venivano vendute illecitamente, secondo le indagini della polizia amministrativa di Treviso, in mercato paralleli. Ma chi erano i destinatari finali? Andavano solo all'estero o venivano cedute anche in Italia? In che mani finivano? È quello che stanno cercando di ricostruire gli agenti della questura di Treviso che ieri mattina, 7 maggio, al termine delle perquisizioni nelle sedi di Montebelluna (in via Livenza 6), Monza e Milano della Mateba Italia srl dell'imprenditore milanese Domenico Maria Libro, 57 anni, hanno sequestrato oltre 200 pezzi tra armi da sparo corte e lunghe di vario calibro e altre parti essenziali destinate al commercio. Cosa si nasconde, è il quesito cui dovranno dare risposta gli investigatori, dietro la mancata compilazione dei documenti di movimentazione di carico e scarico delle armi, le irregolarità della tenuta dei registri di pubblica sicurezza e l'omessa custodia che hanno portato alla chiusura della fabbrica di armi di Montebelluna disposta dalla questura e la sospensione di ogni tipo di abilitazione all'imprenditore?

LE ACCUSE
L'azienda, secondo i riscontri della quarta sezione attività di controllo della Divisione di polizia amministrativa e sociale della questura, che ha effettuato una serie di perquisizioni a partire dallo scorso 19 aprile, avrebbe messo in commercio armi clandestine, commettendo anche il reato di trasporto abusivo di armi e parti di esse senza preavvisare l'autorità di pubblica sicurezza.

Non sembrerebbero semplici dimenticanze. La polizia, tra l'altro, ha accertato anche altri illeciti di natura penale riguardanti, spiega la questura, «gravi carenze sull'efficienza e il funzionamento dei sistemi di sicurezza dello stabile adibito alla produzione delle armi» mentre «ulteriori indagini penali e amministrative sono in corso per accertare la regolarità dei documenti presentati dal produttore per poter conseguire alcune delle autorizzazioni di pubblica sicurezza necessarie».

GLI ACCERTAMENTI
Domenica Maria Libro, ex imprenditore nel ramo logistica e trasporti, aveva ottenuto le autorizzazioni dalla questura di Treviso nel 2017, poi rinnovate anche nel 2020 fino al 2023. La Mateba Italia srl era quindi stata abilitata alla fabbricazione, assemblaggio, riparazione, vendita e commercio di armi comuni da sparo. Ora però la polizia trevigiana, oltre a voler chiarire le destinazioni delle pistole e dei fucili fabbricati a Montebelluna, in via Livenza 6, e in altri stabilimenti dove l'attività si stava spostando proprio negli ultimi mesi, vuole capire anche se vi fossero state delle irregolarità nei documenti presentati per le autorizzazioni di pubblica sicurezza. Il sospetto, insomma è che accanto al commercio regolare ce ne fosse uno del tutto illecito, sottobanco, durato per almeno 6 mesi, in particolare da novembre del 2020 all'estate del 2021.

IL PERSONAGGIO
 «Sono abituato a trattare le questioni giudiziarie nelle sedi opportune, non sui giornali. Dico solo che abbiamo già presentato ricorso al Riesame e impugnato il sequestro». È l'unico commento rilasciato dall'avvocato Agostino Scialla, legale di Domenico Maria Libro, il titolare della Mateba Italia srl. Laureato in Economia all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, sua città natale, Libro nel suo blog si definisce «un investitore innovativo che usa l'istinto, l'intuizione e il tempismo per avere successo, non importa quanto difficile sia l'affare». E di affari, nella sua carriera, ne ha conclusi tanti. Ma tra i suoi successi c'è anche qualche macchia, risalente nel tempo: lui stesso, sempre nel blog, scrive di essere stato amministratore unico della Del Fungo Giera Energia spa, azienda che ha realizzato il progetto Euratom di progettazione di un reattore nucleare veloce raffreddato a piombo e relativo ciclo di combustibile, e della Del Fungo Giera Navi, azienda specializzata nel trasporto e nelle logistica. Nel 2009, però, la Del Fungo Giera è stata dichiarata fallita. Così come un anno prima era toccato alla Ferronova srl, azienda romana leader nel trasporto ferroviario del gas da e per l'Italia, di cui Libro risultava essere il titolare. Vicende di cui poi si sono perse le tracce.

IL MERCATO
Domenico Libro, stando a quanto riportato nell'omonimo portale online, scrive inoltre di essere titolare della licenza di fabbricazione di armi comuni, rilasciata dalla Questura di Treviso (rinnovata nel 2020 e valida fino al 2023), e di quella per la fabbricazion di armi da guerra, rilasciata dalla Prefettura nel 2019. Le stesse che, dopo le perquisizioni nelle sede produttiva di Montebelluna, gli inquirenti hanno sospeso in via cautelativa. L'azienda, dunque, è ferma. Almeno per il momento. E di conseguenza le armi che venivano assemblate e prodotte in via Livenza non verranno spedite da nessuna parte. Proprio riguardo al mercato delle armi, il nome di Domenico Maria Libro compare nelle cronache (assieme a quello di molti altri produttori) in merito a un'indagine dei carabinieri del Ros partita dall'omicidio di un 68enne iraniano, Said Ansary Firouz, assassinato da un connazionale (che poi si è suicidato) nell'ottobre 2020 mentre era all'interno del suo ufficio nell'autosalone che gestiva a Formello, un paese alle porte di Roma. Il 68enne, figlio dell'ambasciatore iraniano a Roma ai tempi dello Scià, veniva considerato l'anello di congiunzione tra gli ayatollah a caccia di armi da guerra da portare in patria e l'offerta data del mercato europeo. Si parla di droni hunter mq5, di mitragliatori Browning m2, di Ak 47, di fucili di precisione Sako trgm 10 o della carabina Tikka t3, tutti prodotti bellici dalla devastante potenza di fuoco. Firouz avrebbe intrattenuto rapporti con produttori, facendoli poi incontrare con i possibili acquirenti. Nulla di illegale, sia chiaro: sul punto, infatti, non c'è alcun pronunciamento di un tribunale. Anzi, il pm ha addirittura presentato l'archiviazione del caso, che è stato però impugnato dal gup Anna Maria Gavoni che il 26 maggio deciderà sul da farsi. Di certo c'è che Libro, sempre assieme ad altri produttori di armi, sembra essere stato presente, nel 2016, a una delle riunioni che Firouz teneva all'hotel degli aranci ai Parioli. Riunione che i carabinieri del Ros avevano monitorato per capire se venissero presi accordi per un presunto traffico di armi, circostanza poi risultata priva di fondamento.

 

Ultimo aggiornamento: 9 Maggio, 07:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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