Taopatch, il magnete trevigiano indossato da Djokovic va alla conquista dell'America

Domenica 18 Giugno 2023 di Mauro Favaro
Il tennista Novak Djokovic mentre indossa il "cerotto" della Taopatch di Castello di Godego

CASTELLO DI GODEGO (TREVISO)  È diventato famoso come il “magnete” di Novak Djokovic. Da quando un paio di settimane fa il tennista serbo, uno dei più forti della storia, l’ha esibito al centro del petto cambiandosi la maglietta al Roland Garros, l’azienda trevigiana che lo produce è stata presa d’assalto dalle richieste.

«Abbiamo registrato un aumento del 600% nel mercato americano e del 30% in quello italiano», rivela Fabio Fontana, perito informatico e delle comunicazioni, amministratore delegato di Tao Technologies, azienda con base a Castello di Godego. Nella sala conferenze del quartier generale si assiste a un incessante “pellegrinaggio” di professionisti che seguono i corsi per diventare applicatori. Arrivano appositamente da tutta Italia. A volte anche dall’estero. Solo ieri mattina più di 30 hanno assistito alla formazione, tra riferimenti a onde del cervello e campi elettromagnetici, tenuta direttamente da Fontana: medici anestesisti, spesso impegnati anche nell’agopuntura, odontoiatri, fisioterapisti, osteopati, radiologi, medici di famiglia, audioprotesisti e così via.

Non male per un’azienda con 20 dipendenti che punta a migliorare la salute dei pazienti attraverso dispositivi sviluppati tenendo come riferimento la visione olistica dell’uomo. L’anno scorso il fatturato era arrivato a quota 3 milioni. Nel primo trimestre di quest’anno stava già salendo del 31%. Ora è pronto a schizzare alle stelle. «Sono in media 600 i dispositivi che escono ogni giorno dal nostro magazzino», specifica Fontana. Taopatch Sport, questo il nome del dispositivo brevettato indossato da Djokovic (senza alcun contratto di sponsorizzazione, fa sapere l’azienda) promette di essere in grado di trasmettere fotoni coerenti con il corpo umano, la cosiddetta terapia luminosa, stimolando costantemente precisi punti nevralgici, collegati al sistema nervoso, per migliorare il movimento e le funzionalità articolari.

Si ricarica in modo autonomo solo con il calore del corpo e la luce.


IL PROGETTO

Il progetto è partito 18 anni fa. All’inizio nell’ambito dell’agopuntura, come testimonia anche la scelta del nome. E poi si è sviluppato. Il responsabile medico scientifico è Alberto Lomeo, già primario di chirurgia vascolare all’ospedale Cannizzaro di Catania. È scontato che un oste dica che il proprio vino è buono? «Abbiamo una serie di certificazioni confermate da università come quella di Palermo e istituti di Chieti, Urbino, Torino, Roma, Milano. Così come pubblicazioni su PubMed – assicura Fontana – dopo aver fatto le nostre ricerche, ci siano affidati a enti terzi indipendenti del mondo scientifico. In generale, poi, perché non provare metodi che non danno effetti collaterali? Tra l’altro si applica la formula soddisfatti o rimborsati: se non c’è una riduzione del dolore, restituiamo i soldi di visite e prodotto. È un business etico». Il prezzo riguarda il pacchetto visita più dispositivo: si parte da una base di 349 euro, con l’assicurazione che basterà per 3 anni. Se funziona così bene, però, come mai non viene usato negli ospedali pubblici? «Ci sono professionisti che sono venuti a formarsi e lo consigliano – dice l’amministratore delegato – per il resto, ci vorrà del tempo perché i futuri aggiornamenti del nomenclatore (l’elenco del ministero, ndr) possano comprendere questo dispositivo, rendendolo prescrivibile. L’ideale sarebbe una combinazione: renderlo mutuabile ma allo stesso tempo consentire ai pazienti di essere seguiti in modo assiduo».

Va da sé che assieme alla popolarità, l’effetto Djokovic ha portato anche una serie di critiche. «Da tempo speravamo che un calciatore di serie A lo mostrasse alzando la maglietta, così come uno sciatore o un tennista. Il fatto che Djokovic sia No-Vax ci ha portato anche diversi attacchi. Ci sono persone che pensano che lui porti al petto un amuleto magico. E quindi per questi noi siamo dei “ciarlatani”. Ma non è così – è lo sfogo di Fontana –. Non giudico le scelte individuali. Ma come persona, come imprenditore, posso dire che non appena è stato possibile mi sono vaccinato contro il Covid, per non diffonderlo. E ho fatto in modo che anche i miei collaboratori scegliessero di vaccinarsi. La nostra formazione, poi, è stata aperta solo a chi aveva il Green pass. Così, di conseguenza, abbiamo eliminato i medici No-Vax. Se l’evidenza scientifica dice che il vaccino sta aiutando a ridurre il virus, chi crede nella scienza si vaccina. Non c’è altro da dire».

Ultimo aggiornamento: 13 Settembre, 13:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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