Stupro in stazione/ Zuluaga: «Non sono
un mostro ma Gentilini mi vuole castrato»

Domenica 29 Gennaio 2012 di Roberto Ortolan
Zuluaga all'arrivo in Italia (archivio)
TREVISO - Non sono un mostro. Ho paura di Treviso. I giornali mi hanno dipinto come uno stupratore seriale, una persona perfida e cattiva, ma non sono cos. Pi di tutte mi hanno ferito e fatto gelare il sangue le parole del vicesindaco Giancarlo Gentilini che per me ha invocato la castrazione chimica».



Lo ha ripetuto più volte Julio Cesar Aguirre Zuluaga, il 26enne colombiano accusato di avere stuprato, dopo averla minacciata di morte, una 21enne nel sottopassaggio della stazione ferroviaria di Treviso. «Era terrorizzato dall’idea di finire in carcere qui», ha spiegato il commissario Roberto Della Rocca, che giovedì ha visto coronare tre mesi d’indagini, culminate con l’arresto in Francia, prendendolo in consegna all’aeroporto di Linate per portarlo davanti ai giudici.



Zuluaga, durante il viaggio da Milano (dove era giunto con un volo Air France) ha fumato e parlato con gli investigatori della Mobile. «Sono una persona "estrovertida" - ha detto spiegando il nomignolo di "El Loco" con il quale è conosciuto - ma soprattutto non sono un maniaco. Sono diverso. Non capisco perché tanto accanimento». Durante la latitanza si è tenuto informato di quanto accadeva a Treviso, leggendo i giornali su Internet o Facebook. «Ho subito capito che per me a Treviso era finita. Questa terra mi sgomenta. Appena potrò me ne andrò e cercherò di arruolarmi nei corpi d’assalto della Legione straniera. La vita militare mi affascina».



Non ha invece voluto rispondere alle domande sullo stupro: «Non mi fido di voi poliziotti - ha spiegato al commissario Della Rocca -. Prima di difendermi voglio parlare con il mio legale Carlo Graziano Montanaro». Zuluaga avrebbe genericamente detto «le cose in stazione non sono andate come ha raccontato la ragazza», ma non avrebbe mai smentito di esserci stato nell’ora dello stupro.



Zuluaga ha provato a capire come i poliziotti fossero riusciti a trovarlo in Francia, mentre si stava arruolando nella Legione straniera. «Commissario chi mi ha tradito?», ha sussurrato con gli occhi desiderosi di risposta. Occhi che qualche ora dopo, mentre stava entrando in carcere, si sono prima riempiti di lacrime e poi sono diventati vitrei per il terrore. Un panico che - si è appreso - avrebbe convinto gli agenti di Polizia penitenziaria a piazzarlo in una cella vicino all’infermeria. Si teme che le sue condizioni psicologiche possano portarlo a gesti auto-lesionistici. Ma soprattutto si vuole impedire che qualcuno applichi a Zuluaga la "legge del taglione", il trattamento che viene riservato agli autori di reati sessuali.



Domani, alle 20, Zuluaga sarà davanti al giudice Elena Rossi. Nell’interrogatorio di garanzia sarà chiamato a rispondere dell’accusa di violenza sessuale che gli ha contestato il pm Barbara Sabbatini che, insieme all’ex procuratore Antonio Fojadelli, ha coordinato le indagini che hanno permesso di assicurare alla giustizia il mostro (è l’appellativo che gli hanno affibbiato i trevigiani, ndr).



«Non ho ancora incontrato Zuluaga - ha spiegato l’avvocato Montanaro - e non so se vorrà rispondere o avvalersi della facoltà di non farlo. Credo ci siano molti elementi che possono giustificare o smontare la contestazione della fuga. Lo stupro? Dopo aver parlato con il cliente, al quale sono stato consigliato da "radio scarpa", deciderò la strategia difensiva».



Intanto si è appreso che Zuluaga, in Francia, avrebbe potuto salire su una nave diretta a Marsiglia, ma non ci riuscì perché non aveva ancora il falso documento d’identità a nome Zico Duarte. Documento con il quale, il giorno dell’arresto, aveva ottenuto l’ok all’arruolamento nella Legione straniera.
Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 19:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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