Bufera sul nuovo polo industriale: è scontro tra i sindaci e il Pd

Venerdì 15 Luglio 2022 di Maria Elena Pattaro
Nuovo polo industriale scontro tra sindaci e Pd

POVEGLIANO - Da una parte il Pd provinciale che boccia, senza mezzi termini il progetto. Dall’altra i sindaci della zona che, al contrario, lo difendono sottolineandone le ricadute positive sul territorio. Divide la proposta di realizzare una nuova zona industriale da 100mila metri quadrati, con annesso polo logistico, accanto al nuovo casello di Povegliano lungo la Pedemontana. I Dem, con il segretario provinciale Giovanni Zorzi e il responsabile ambiente Matteo Favero, attaccano: «In Veneto l’apertura di un’arteria stradale, peraltro cara e dalle molte incognite, si trasforma ancora una volta in volano per nuovo cemento. E sempre con la scusa oramai monotona del lavoro». Accusa rispedita al mittente dai primi cittadini. Il sindaco di Povegliano Rino Manzan non ha dubbi: «C’è la possibilità di creare nuovi posti di lavoro senza andare a pesare sulla viabilità». Un’occasione, insomma. E si parla di circa 200 nuovi posti potenziali. Negli altri paesi della zona emerge la stessa linea: «Sicuramente rappresenterebbe più un’opportunità che non un problema – sintetizza Fabio Vettori, sindaco di Nervesa – ma ci riserviamo di vedere i dettagli per non dare giudizi affrettati».
 

IL FENOMENO
Insediamenti del genere stanno comparendo in molte aree della Marca. In questi giorni stanno arrivando le osservazioni per il progetto del nuovo polo Amazon da 60mila metri quadrati a Roncade, proprio a ridosso del casello di Meolo-Roncade sull’A4. I comuni di Silea, Monastier e San Biagio mettono tutti in guardia sul rischio caos del traffico sia lungo la Treviso-Mare che all’altezza del casello di Treviso Sud sull’A27. Cosa succederà dopo la realizzazione dell’hub logistico che in inverno conterà fino a 2.700 lavoratori? Questo è l’interrogativo che racchiude buona parte del dibattito. A poco più di sei chilometri dalla futura casa del colosso dell’e-commerce, inoltre, sta già prendendo forma il polo logistico e direzionale di Marchiol. Qui è previsto l’inserimento di oltre 300 lavoratori. E a soli 10 chilometri in linea d’aria dallo stesso hub di Amazon sorgerà il nuovo maxi-polo logistico di Casale sul Sile, progettato per estendersi su un’area complessiva da 500mila metri quadrati tra via Cristoforo Colombo, la zona industriale di Quarto d’Altino e il Passante. Sono già arrivate le prescrizioni della commissione regionale per la valutazione ambientale strategica (Vas). Non si sa ancora chi entrerà nelle nuove strutture. Stando alle previsioni generali, comunque, a Casale dovrebbero essere impegnati fino a 700 lavoratori. Davanti a questo quadro, i punti interrogativi si moltiplicano. Il dibattito tra favorevoli e contrari impazza, ma la questione lavoro resta sempre preminente.
 

I DUBBI
«Mentre restano un sacco di zone industriali vuote sostanzialmente abbandonate – dice Oscar Borsato, componente della segreteria provinciale del Pd per la rigenerazione urbana – i Comuni vengono attratti dalle entrate legate agli oneri di urbanizzazione che magari consentono di mandare avanti i servizi per un paio d’anni. Ma sul lungo periodo si tratta di scelte realmente giustificate?». Neppure la Camera di Commercio di Treviso nasconde i dubbi. «Ci sono tanti capannoni ancora liberi che dovrebbero essere sfruttati prima di consumare altro suolo – è la riflessione del presidente Mario Pozza – oltre a ciò, non è nemmeno scontato che eventuali nuovi poli rappresentino davvero delle risorse per il territorio». Dipende da cosa propongono e da come vengono gestiti. Il fronte delle imprese però pare compatto e favorevole. Il Pd provinciale poi chiude con una provocazione: «Siamo la provincia più calda del Veneto in questa estate rovente, e non è un caso visto che siamo la seconda provincia della regione e la quarta in Italia nella triste classica della superficie consumata. È ora di finirla – tirano le fila Zorzi e Favero – per favorire la trasparenza nelle scelte amministrative, ogni Comune metta sul proprio sito istituzionale un semaforo o un indicatore del suolo consumato secondo la beffarda legge regionale contro il consumo di suolo, che è smentita dal tempo e da esempi come questi».

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