Scambiato per un rapinatore seriale: arrestato mentre è in hotel con l'amante

Mercoledì 6 Luglio 2022 di Valeria Lipparini
Un operaio di 38 anni, mentre era in hotel con l'amante, è stato arrestato perché considerato un rapinatore seriale
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SPRESIANO - Dopo il pranzo di Pasqua con familiari e amici M.S., romeno 38enne, si è appartato con l’amante, moglie di suo cugino. I due hanno scelto un albergo di Spresiano per consumare il rapporto clandestino. Poi, sarebbero rientrati nelle rispettive case. E nessuno, molto probabilmente, ne avrebbe saputo nulla. L’uomo ha consegnato la carta d’identità alla reception dell’hotel e quel documento è stato comunicato alla questura. È nato qui l’equivoco che è costato tre settimane di detenzione a M.S., il posto di lavoro a rischio e il rapporto con la moglie in crisi. Perchè il 38enne, che risiede a Montebelluna da anni con la famiglia e lavora come operaio in un’azienda del luogo, è stato scambiato per un rapinatore seriale che nell’agosto del 2021 aveva messo a segno due colpi in altrettante banche a Innsbruck, armi da fuoco spianate e addirittura esplosivi. L’Austria aveva emesso un mandato di estradizione in capo a tal M.S., 38enne, anche lui romeno.

Troppi particolari coincidenti. Stesso nome, uguale età, identica nazionalità.


L’EQUIVOCO

La polizia ha pensato di aver messo le mani sul pericoloso ricercato, che si era macchiato di reati anche in Italia e aveva la fedina penale più lunga di quella del più incallito dei criminali. Così, una ventina di agenti, armati, ha fatto irruzione nella camera d’albergo dove i due amanti si erano appartati, pensando di godere di un’oretta tutta per loro. Gli agenti hanno arrestato l’uomo e lo hanno sbattuto nel carcere di Santa Bona, a Treviso, con l’accusa di essere il rapinatore di Innsbruck. Difeso dall’avvocato Paolo Pastre, ha sempre professato la propria estraneità ai fatti. Ma, provarlo non era facile. Troppi indizi contro di lui. M.S. si è affidato al legale di fiducia, che ha chiesto alla Corte d’Appello di avviare le verifiche. A complicare ulteriormente il quadro accusatorio c’era il fatto che le rapine erano state messe a segno in agosto, quando l’azienda per la quale lavora M.S. è chiusa. Zero alibi, quindi. Intanto, è stata chiesta la scheda segnaletica alle forze dell’ordine austriache, con tanto di impronte digitali. Scheda che è stata fatta pervenire in Italia.


LA SVOLTA

La svolta è arrivata con l’arresto, in Belgio, del vero rapinatore e la conseguente liberazione da ogni accusa in capo al romeno residente a Montebelluna, tal M.S. A questo punto si è scoperto il secondo arcano. Il rapinatore aveva avuto una relazione con la sorella di M.S. e aveva clonato la carta d’identità dell’inconsapevole operaio, usandola come fosse la propria in Austria e, poi, in Belgio. I tratti somatici e l’età pressochè identica avevano fatto il resto. La reputazione di M.S. è tornata, dunque, immacolata ma il datore di lavoro era preoccupato. È stato l’avvocato Pastre a sciogliere anche quel dilemma, fornendo rassicurazioni all’azienda. Tanto è vero che l’uomo ha ottenuto di nuovo il suo lavoro. Forse, è la moglie l’unica a non aver perdonato la scappatella, che era stata spiegata alla magistratura per giustificare la presenza di un uomo con famiglia e regolare lavoro in un luogo quantomeno strano, come un albergo a Pasqua, con una donna che non era la moglie.

Ultimo aggiornamento: 7 Luglio, 07:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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