PIEVE DEL GRAPPA (TREVISO) - Non è stata una morte naturale ma il risultato dell'assunzione di un cocktail di droghe, risultata poi fatale al cuore. A 7 mesi dalla morte di Matteo Martin, 23 anni, ritrovato cadavere la mattina del 5 giugno a casa di un amico, sul tavolo del pm Giulio Caprarola sono arrivati gli esiti dei test tossicologici che raccontano una storia diversa rispetto a quella dell'infarto o del sospetto aneurisma.
Macabra scoperta
Al risveglio, intorno alle 9, la macabra scoperta. «Quando sono andato a chiamare Matteo -ha raccontato- mi sono reso conto che era privo di sensi». La chiamata al 118 è stata immediata, ma i medici non hanno potuto far nulla per salvare il 23enne, già morto da diverse ore. L'autopsia, eseguita 5 giorni dopo dal medico legale Alberto Furlanetto, non avevano chiarito il giallo: sul corpo non erano state trovate tracce di violenza o lesioni che potesse far pensare ad una morte violenta. E dubbie erano quelle relative ad una causa naturale. Per questo sul cadavere di Matteo erano stati effettuati prelievi istologici di vari organi e in particolare del cuore. Tutti analizzati per verificare la presenza di patologie congenite. Ma il pm, che ha aperto un fascicolo contro ignoti per morte in conseguenza di altro reato, aveva disposto anche i test tossicologici per accertare la presenza di farmaci o sostanze stupefacenti nel sangue del giovane. I risultati non danno adito a dubbi: il cuore di Matteo Martin si è fermato a causa di un overdose. Il giovane era reduce dagli studi all'estero, in Gran Bretagna. La madre, una volta rimasta vedova, aveva iniziato ad occuparsi dell'azienda di famiglia, la Meneghetti Spa di Rosà, colosso del settore elettrodomestici. Matteo aveva frequentato a Montebelluna il liceo Levi, dove si era diplomato nel 2018 all'indirizzo classico. La sua morte improvvisa aveva creato un vasto cordoglio fra gli amici e gli ex insegnanti.