Mustapha, viticoltore da nove anni: «Sono veneto doc e produco solo Prosecco docg e Cartizze»

Martedì 19 Aprile 2022 di Elena Filini
Mustapha Ben Hlima

VALDOBBIADENE - «Mi chiamo Mustapha Ben Hlima, produco prosecco superiore e cartizze». Hanno tratti somatici diversi e sono italiani. Perché italiana è la loro cultura. Perchè l’Italia è il luogo in cui sono cresciuti, quello in cui si riconoscono. Mustapha è sposato con Giulia e padre di una bambina. Ma soprattutto è un viticoltore: a Santo Stefano di Valdobbiadene ha i suoi terreni, ha scelto questo lavoro nel 2013 seguendo le orme di suo padre.

Anche se è nato in Marocco, tutta la sua vita si è svolta qui. Oggi la sua doppia cultura è una ricchezza per il futuro di queste colline. Che, nella gastronomia, nelle scelte di stile, nell’ospitalità stanno conoscendo nuove ibridazioni. «Nonostante il nome possa ingannare sono un veneto doc, profondamente legato alle mie origini, anche se adottive». Da nove anni Ben Hlima lavora per migliorare il suo vino. E, parallelamente si occupa di strategia per le aziende agricole. Perchè imparino tutte a pensare al passo con un mondo veloce, 4.0. La storia di Mustapha, così come quella di Filippo Polegato, racconta il futuro delle colline: non solo gli inglesi stanno comprando e investendo nel prosecco (dopo i tedeschi) e nell’ospitalità. Ma molti italiani di seconda generazione prenderanno il testimone per farne sempre più un luogo glocal e dal respiro inclusivo.

Come ha deciso di investire in agricoltura?

«È il settore trainante del nostro Paese. Mi è sembrato naturale, forse grazie al mio background, impormi come imperativo un impegno a sostengo di questo settore, strategico ma allo stesso tempo delicato, soggetto a mille variabili e spesso bistrattato. Sarà per questo che la sento come una missione, rendere ogni agricoltore fiero del suo lavoro». Perchè ha scelto il prosecco? «Sono cresciuto in un luogo, Valdobbiadene, dove la viticoltura è una tradizione. Tra quei filari affondano le mie radici e la cultura del buon vino, che mi è stata tramandata. Tuttavia, preferisco pensare alla viticoltura per me come ad una scelta, una strada che ho deciso di intraprendere da grande, consapevole e grato del lascito che custodisco e comunico con la mia uva».

Da quale settore lavorativo proviene?

«Anche prima di questo nuovo capitolo professionale mi sono sempre fatto guidare dalle mie passioni e attitudini. Ho lavorato per più di dieci anni nel settore delle arti grafiche e della comunicazione, collaborando con diverse aziende in collina».

Cosa ritiene manchi oggi al tessuto di piccole e medie cantine della Docg e non solo?

«Credo che sia ancora molta strada da fare circa la valorizzazione del prodotto, che passa per una reale consapevolezza del patrimonio materiale ma anche immateriale di cui siamo i custodi. In due parole, dove interverrei subito? Struttura aziendale e comunicazione».

Lei è la sintesi di una doppia cultura e rappresenta perfettamente la generazione dei nuovi italiani incarnata anche da Filippo Polegato di Astoria. Come coniuga il mondo del vino che è espressione eminentemente locale con le sue radici?

«Risponderò a questa domanda prendendo in prestito il significato di terroir, lo spazio entro il quale concorrono le specificità del terreno, del clima ma anche la tradizione, l’arte della viticoltura, chiamiamolo il fattore umano. Tutti queste caratteristiche rendono unico ogni vino, che sarebbe inevitabilmente diverso, se anche una sola di queste peculiarità variasse. Ecco, mi immagini come una vite non autoctona cresciuta nelle colline del Cartizze. In altre parole, non ritengo di incarnare due culture diverse tra loro. Sono cresciuto in Italia e sento forte l’appartenenza al mio territorio, anzi al mio terroir».

Come sta progettando il suo futuro lavorativo per dare consulenza alle aziende che desiderano fare un passo ulteriore?

«Insieme ad Osm (open source management), azienda leader nella consulenza alle piccole medie imprese italiane, ho intrapreso un nuovo progetto. Ci impegniamo a introdurre e implementare la tecnologia Osm, che da anni porta risultati di successo nelle aziende, anche al settore agricolo».

Ultimo aggiornamento: 20 Aprile, 10:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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