Il Piave a secco, allarme per l'agricoltura: «Se resta così è un dramma»

Domenica 6 Marzo 2022 di Paolo Calia
Un'immagine del Piave in secca che sta creando allarme per l'agricoltura
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TREVISO «La situazione è più che drammatica». Non usa mezzi termini Amedeo Gerolimetto, presidente del Consorzio Piave, l’ente che vigila sull’andamento e sulla portata del fiume. In questo inverno ha piovuto e nevicato poco. Alla neve di novembre e dicembre non è seguita quella di fine inverno. I dieci millimetri di pioggia caduti due settimane fa hanno aiutato. Ma non sono stati sufficienti e cancellare un periodo di siccità durato mesi. E in questi giorni di acqua nel Piave non ce n’è. Sono quindi in pericolo le colture che, entro due settimane, verranno seminate. Se la situazione meteo non cambia, e non sono previste grosse perturbazioni, sarà impossibile dare acqua a tutti. «Non vogliamo arrivare al punto di dover scegliere chi irrigare e a chi no.

Il rischio però c’è. Il problema va affrontato in modo molto serio», sottolinea Gerolimetto facendo quindi scattare un campanello d’allarme per l’intero comparto agricolo. 


LO SCENARIO

Il Piave si è ridotto a un rigagnolo lungo tutto il suo corso. Dalle montagne non arriva praticamente nulla. La pioggia, come detto, è stata pochissima. Un dato: Dall’inizio dell’anno, quindi in poco più di 60 giorni, sono caduti 66 millimetri. Un quantitativo drammaticamente esiguo. Lo scorso anno, nel 2021, nei primi quindici giorni di gennaio, i millimetri di pioggia sono stati 47. E già questo preoccupava. Ancora più allarmante la questione neve. Quella caduta a inizio inverno non è stata consolidata dalle nevicate di gennaio febbraio, vanificate dall’escursione termica: nevicava, poco, un giorno e il giorno dopo, per la temperatura troppo alta, si scioglieva tutto. E questo non ha consentito la corretta ricarica dei bacini. Risultato: gli invasi del bellunese che raccolgono la maggior parte dell’acqua per poi liberarla gradatamente nel Piave, sono tristemente vuoti. «In questo periodo, a ridosso dell’inizio della semina, i laghi montani che alimentano il Piave solitamente sono pieni quasi al massimo. Diciamo che hanno almeno il 90% della loro portata. Oggi, nella migliore delle ipotesi, arrivano al 40%. Ed è un guaio. Tra 10-15 giorni inizia la semina nelle campagne, procedura che poi richiedono un’importante fase di irrigazione. E quest’anno, inoltre, il periodo è stato anche anticipato al punto che abbiamo anche noi fatti prima le manutenzioni proprio per essere pronti ad effettuare le derivazioni già a partire dal 15 marzo. Ma di acqua da deviare, non ce n’è».


IL PERICOLO 

E se l’agricoltura si prepara ad affrontare un periodo complicatissimo, il Piave ridotto ai minimi termini è anche un problema per la città, dove i livelli dei canali stanno calando a vista d’occhio. «In questo momento non riusciamo a fare le diramazioni e i corsi d’acqua del territorio sono praticamente in secca. L’unica cosa che stiamo mantenendo è alimentare i canali del consorzio Piavesella che a sua volta alimenta la città. A Treviso c’è il problema degli scarichi fognari che si affacciano sui canali. È necessario mantenere un livello minimo, altrimenti si rischia anche un problema sanitario. Purtroppo nel Piave manca almeno il 60% dell’acqua». E non finisce qui. Se l’agricoltura piange e la città inizia a tremare con i suoi canali vuoti, l’apprensione si estende anche alle centrali idroelettriche. Anche in questo caso le derivazioni verranno progressivamente ridotte. Sono circa 50 le aziende, nella Marca, che gestiscono le centrali addette autilizzare l’acqua per produrre energia elettrica: «Ma il problema - conclude Gerolimetto - riguarda anche chi usa quell’energia. Il quadro generale non è dei migliori».

Ultimo aggiornamento: 18:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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