Sparò e uccise il ladro in fuga: confermati 9 anni e 6 mesi per Massimo Zen

Mercoledì 13 Aprile 2022 di Giuliano Pavan
La Bmw su cui viaggiava Manuel Major, ucciso con un colpo di pistola dal vigilante Massimo Zen
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VEDELAGO - Sparò al ladro, in fuga con due complici dopo gli assalti ai bancomat, ferendolo a morte. Un decesso sopraggiunto quattro giorni più tardi e che il tribunale di Treviso aveva qualificato come omicidio volontario. Ieri la Corte d’appello di Venezia ha confermato la sentenza nei confronti di Massimo Zen, metronotte 51enne di Cittadella difeso in aula dall’avvocato Daniele Panico: nove anni e sei mesi di reclusione, nonché una provvisionale di 180mila euro a favore dei parenti di Manuel Major, giostraio di Giavera del Montello, costituitisi parti civili con l’avvocato Fabio Crea


IL FATTO 

Era la notte tra il 21 e il 22 aprile 2017 a Barcon di Vedelago. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, allertato dai colleghi Manuel Cancarello e Christian Liziero di Paese (rinviati a giudizio per favoreggiamento e interferenza nelle comunicazioni dei carabinieri), Zen apprese che una banda stava scappando da una serie di incursioni contro gli sportelli automatici. Il dipendente del gruppo di vigilanza Battistolli posizionò l’auto di servizio di traverso alla strada, per sbarrare il transito alla Bmw rubata la sera prima, su cui il 36enne viaggiava con Jody Garbin ed Euclide Major.

All’arrivo della vettura, la guardia esplose tre colpi di Glock, ad altezza d’uomo stando ai rilievi. Uno di questi attraversò il parabrezza sul lato del passeggero e centrò in testa il giovane alla guida, poi spirato il 25 aprile. 


LE POSIZIONI

«Siamo molto soddisfatti perché anche il secondo grado di giudizio ha stabilito che si è trattato di un omicidio volontario» ha commentato l’avvocato Crea. Tesi spostata anche dai giudici d’appello, oltre al gup di Treviso Piera De Stefani che, oltre alla riduzione di pena per il rito abbreviato, aveva riconosciuto a Zen le attenuanti generiche portando la richiesta di condanna dai 14 anni ipotizzati dal pm a nove anni e sei mesi. Per la difesa, che presenterà ricorso in Cassazione, quello di Zen «non fu un omicidio non fu volontario, molti elementi obiettivi dimostrano come Zen abbia cercato di difendersi. A cominciare da due dati: la dinamica del tentato investimento da parte dei criminali in fuga e la presenza di polvere da sparo nella loro auto, che corrobora il racconto di un colpo d’arma da fuoco sparato contro di lui». Tesi che però non è stata accolta dai giudici che hanno stabilito che Zen ha sparato per uccidere, e non per legittima difesa. All’epoca dei fatti era stato anche fondato un comitato, “Io sto con Zen”, per sostenerlo nelle spese: «Ci stava difendendo, aiutiamolo a difendersi». Tre mesi di “mi piace” su Facebook, poi più nulla. 

Ultimo aggiornamento: 14 Aprile, 10:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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