Il presidente dell'ospedale riabilitativo: «Così abbiamo bloccato il focolaio»

Venerdì 27 Marzo 2020 di Gianandrea Rorato
Paolo Pauletto, presidente dell’ospedale riabilitativo Oras di Motta
Focolaio bloccato in tempo, tanto che l’ospedale continua l’attività senza altri intoppi. Il presidente dell’ospedale riabilitativo Paolo Pauletto, docente universitario a Padova, racconta i giorni dell’emergenza sanitaria all’Oras di Motta, realtà che segue i pazienti durante il loro percorso riabilitativo, con circa 150 dipendenti e un centinaio di professionisti esterni.
Presidente, come sta andando?
«Siamo una delle pochissime istituzioni pubbliche che per il momento non hanno avuto grossi problemi a causa dell’emergenza. Mi spiego: si lavora abbastanza normalmente nonostante le difficoltà di questo periodo. Un paio di nostri dipendenti sono risultati positivi, anche se non hanno sintomi per il ricovero in ospedale. Stanno seguendo come da prassi la quarantena a casa. La fortuna in questo caso è stata che già da giorni erano in ferie e in quel momento l’hanno saputo. Inoltre abbiamo sottoposto a tampone tutte le persone con cui sono venuti a contatto: sono risultate negative e così siamo riusciti a circoscrivere sul nascere il focolaio. Ciò ha permesso di poter continuare la nostra attività senza particolari contraccolpi».
Com’è il clima tra le corsie?
«I protocolli vengono seguiti scrupolosamente, non ci possiamo permettere falle nel sistema e sono stati programmati tamponi a tappeto. Questo ha permesso indiscutibilmente di lavorare molto meglio e in sicurezza. Ma è chiaro che non possiamo abbassare la guardia».
Quali le differenze da prima?
«L’attività ambulatoriale è diminuita di parecchio come da direttive, questo è chiaro. Rimangono solo i servizi urgenti, come le visite ritenute indispensabili. La situatone è soddisfacente, anche perché possiamo contare su un sistema sanitario regionale di primissimo livello».
Ora però la battaglia si evolve…
«Quarantene a parte, il problema è il numero di posti disponibili in terapia intensiva. Alcuni dei nostri ventilatori sono statati trasferiti all’ospedale di Treviso, nostra “casa madre”. Ne abbiamo qualcuno per prudenza anche qui, se dovesse esserci necessità. Ringrazio a questo proposito Regione e Usl 2 per il continuo supporto e coordinamento. La vera sfida a livello nazionale sarà garantire ventilatori per tutti. Noi in buona sostanza non abbiamo registrato criticità ma siamo tutt’ora con gli occhi bene aperti. Un plauso va ai nostri dipendenti. Penso al personale medico e infermieristico e anche a quello amministrativo, il cui lavoro non può essere differito nemmeno in periodo di emergenza».
E già si pensa al dopo.
«Già. Per il futuro avevamo progetti di ampliamento edilizio per ospitare nuove apparecchiature, come Risonanza magnetica e Tac. Vista l’emergenza, dovremo riparlarne più avanti».
 
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