Morto in bici a 17 anni. Il dolore del papà di Marco di San Biagio: «Abbiamo sperato fino all'ultimo»

Sabato 17 Giugno 2023 di Maria Elena Pattaro
Marco Bianchin, aveva 17 anni

SAN BIAGIO DI CALLALTA (TREVISO) - «Abbiamo sperato fino all’ultimo che il nostro Marco ce la facesse...ma è spirato». Papà Stefano Bianchin scoppia a piangere al telefono. Sono le 5 del pomeriggio. È appena uscito dal Ca’ Foncello insieme alla moglie Marika dopo aver vegliato per due giorni il figlio in coma. Mezz’ora prima i medici avevano dichiarato il decesso ufficiale del 17enne. «Ci è stato chiesto di allontanarci dalla stanza per gli ultimi adempimenti» aggiunge il genitore, con il cuore a pezzi. In quel letto di ospedale Stefano ha lasciato anche una parte di sé. Il pensiero che il figlio non sia più con loro gli toglie il respiro. «Ma ha donato gli organi» aggiunge, quasi cercando un conforto nell’idea che attraverso quell’estremo atto di generosità il suo ragazzo possa continuare a vivere. «Marco era molto dolce e sensibile - racconta -. Tutti gli volevano bene per li suo modo affettuoso di trattare le persone.

Era sempre pronto ad aiutare chi ne avesse bisogno. Lascia un immenso vuoto in tutti noi». Anche le sorelle sono distrutte: Nadia, di soli 13 anni, e Sonia, di 21.

SCUOLA E PASSIONI

Marco abitava con la famiglia a Spercenigo, frazione di San Biagio. Aveva appena finito il secondo anno di odontotecnica all’Ipsia Giorgi-Fermi di Treviso e davanti a sé aveva un’estate fatta di vacanze e ritrovi con gli amici. Ma anche di studio: aveva già cominciato a cimentarsi con la teoria per la patente. Appassionato di motori (auto, scooter e moto) non vedeva l’ora di ottenere il foglio rosa per provare finalmente l’ebbrezza della guida. Non ne fa mistero nel suo profilo Instagram, dove abbondano le foto accanto alle auto da corsa, in sella al motorino di qualche amico o al volante di un go kart. Per questo voleva fare l’esame il prima possibile e come sempre quando puntava un obiettivo, si impegnava tanto per raggiungerlo. In attesa di ottenere la patente tanto desiderata, si spostava in bicicletta, insieme agli amici. Ed è proprio durante uno di questi giri spensierati che il destino gli ha teso un agguato fatale. Quest’anno il ragazzo aveva ritrovato la spinta per riprendere gli allenamenti di atletica, dopo una pausa di qualche anno. Era tornato in pista, accolto a braccia aperte dalla società Atletica San Biagio, quella di cui il papà era stato allenatore fino a qualche tempo fa. Era stato lui a trasmettergli la passione per questo sport, condivisa anche con la sorella più piccola, Nadia. A Marco piaceva soprattutto la velocità: i 100 e i 200 metri. Lo sport per lui era una valvola di sfogo, un passatempo e un modo per socializzare. L’altra grande passione era la musica. «Conosceva a memoria i testi delle canzoni pop e rap del momento - ricorda la compagna di squadra Ainett -. Le cantava sempre a bordo del pulmino della società che passava a prenderci. Era un ragazzo molto affettuoso: ci teneva agli amici, dispensava abbracci e “Ti voglio bene”. Era molto solare. Era piacevole passare del tempo con lui. Siamo sconvolti».

AMICI DISPERATI

Il 17enne frequentava sia i coetanei di San Biagio, sia un gruppo di amici di Roncade. Aveva fatto le medie lì e quei legami erano rimasti ben saldi. Da ragazzino aveva frequentato anche il gruppo scout della parrocchia di Olmi. In queste ore nelle chat degli amici, dei compagni di classe e di scuola stanno rimbalzando dediche, foto, ricordi. «Gli piaceva stare con gli altri: aveva tanti amici - aggiunge il papà, straziato -. Marco portava gioia. Adesso come faremo senza di lui?». 

Ultimo aggiornamento: 17:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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