Ubriaco al volante, l'imprenditore di Motta di Livenza finisce ai domiciliari. Dieci anni fa aveva investito e ucciso un ciclista ed era scappato

Domenica 29 Gennaio 2023 di Valeria Lipparini
Ubriaco al volante, l'imprenditore di Motta di Livenza finisce ai domiciliari

MOTTA DI LIVENZA (TREVISO) - Guidava ubriaco. Era il 2016. Ed era uscito di strada per evitare un ciclista. Ma dieci anni prima aveva investito e ucciso un uomo, scappando dal luogo del sinistro. Un pirata della strada. Ma lui aveva detto che si era accorto soltanto l’indomani dei danni all’auto e si era costituito ai carabinieri. L’imprenditore di Motta di Livenza, F.B., 79enne, è stato arrestato ieri dai Carabinieri della stazione di Motta in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dal Tribunale di Treviso per la condanna a 1 anno e 4 mesi di reclusione.

Sconterà la pena in regime di detenzione domiciliare, con permessi per recarsi dal medico oppure per andare a lavorare, cosa che continua a fare nella sua azienda.

I fatti

L’anziano nel giugno del 2016 era al volante della sua auto quando, a Castelfranco, per evitare un ciclista è uscito di strada. Ha finito la sua corsa contro un albero, per fortuna senza gravi conseguenze per lui e per il ciclista. Ma la polizia stradale che ha rilevato l’incidente, ha sottoposto l’uomo, che all’epoca aveva 72 anni, all’alcoltest. E il risultato è stato chiaro: si era messo al volante alticcio. Così è stato denunciato. Ed è a quel punto che emerso il precedente. Dieci anni prima, esattamente il 29 luglio del 2005, F.B. stava percorrendo la provinciale, a Motta di Livenza, e aveva travolto e ucciso l’operaio senegalese, Assane Seck, 45enne, che si trovava in sella alla sua bicicletta. Il corpo senza vita del ciclista era rimasto in un fossato per circa otto ore, prima di venire individuato da una guardia giurata che aveva dato l’allarme. Proprio mentre scattavano i soccorsi con il conseguente recupero della salma, contestualmente, l’imprenditore si presentava alla caserma dei carabinieri di Motta di Livenza. «Ho sentito un botto e ho pensato di aver urtato un grosso sasso. Ho tirato dritto e sono arrivato a casa dove ho parcheggiato l’auto» aveva detto l’imprenditore ai militari dell’Arma, la mattina seguente all’incidente. Soltanto alle 6,30, quando era andato a prendere l’auto, si era accorto delle ammaccature e del sangue. Pensare a un sasso, a quel punto, non era stato più possibile. Così F.B. si era recato dai carabinieri. Le due sentenze dei due diversi procedimenti sono passate in giudicato e le due condanne sono state sommate. All’imprenditore i giudici non hanno concesso sconti oppure riti alternativi. Così, ora l’imprenditore si trova a pagare il conto con la giustizia.

 

Ultimo aggiornamento: 08:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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