La denuncia della mamma: «Il mio Marco è stato ucciso dal branco»

Domenica 26 Gennaio 2020 di Giuliano Pavan
Marco Cestaro
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VILLORBA - «È stato vittima di un pestaggio da parte del branco e lasciato lungo i binari della stazione di Lancenigo. Non si è suicidato, mio figlio è stato ucciso». In sintesi è la versione dei fatti resa in televisione nel programma La vita in diretta da Anna Cattarin, la madre di Marco Cestaro, il 17enne di Villorba ritrovato agonizzante lungo i binari nei pressi della stazione di Lancenigo il 13 gennaio 2017 e morto dopo quattro giorni di agonia. La famiglia del giovane, dopo aver cambiato legale e abbandonato l'assistenza dello Studio 3A, una volta appreso che la Procura di Treviso ha chiesto l'archiviazione del fascicolo ha deciso di presentare opposizione. L'udienza è fissata a metà marzo e nel frattempo, nominando gli avvocati Antonio Cozza e Nicodemo Gentile come nuovi legali di fiducia, la famiglia ha partecipato alla trasmissione televisiva per evitare che sulla questione cali il silenzio.

GLI ELEMENTI
I familiari del 17enne porteranno di fronte al gip una nuova perizia di parte, effettuata attraverso le foto del cadavere del giovane, secondo cui Marco Cestaro sarebbe rimasto vittima di un violento pestaggio prima di essere abbandonato lungo i binari. «Le lesioni riscontrate sul corpo sono da attribuirsi alla feroce aggressione di un branco - sono le conclusioni della perizia - Il colpo mortale è stato inflitto con un mezzo tagliente seghettato sul lato destro del collo. La causa della morte è da ascriversi a grave shock emorragico con perdita di tre litri di sangue in politrauma. Marco era stato barbaramente torturato da almeno tre individui, uno dei quali gli aveva fratturato tre dita della mano sinistra, provocato lesioni alle piante dei piedi e spento sigarette sul petto e sul braccio destro. Un soggetto mancino gli aveva tagliato la gola con un mezzo tagliente seghettato e un altro gli aveva spezzato le gambe, verosimilmente con un'accetta, e inflitto un colpo sulla coscia sinistra. Quantomeno un altro teppista l'aveva trattenuto». 

LA DINAMICA
La perizia di parte ricostruisce anche gli attimi successivi al presunto pestaggio. «Finito il lavoro il corpo di Marco veniva trasportato nei pressi della stazione e trascinato sulla ferrovia attraverso un buco sulla rete per poi essere abbandonato sul lato opposto in situazione prona e con le braccia lungo il corpo». Il caso, bollato dalla Procura di Treviso come un suicidio, sembra tornare a essere un vero e proprio giallo. L'avvocato Cozza infatti, nell'atto di opposizione, cita anche i risultati dell'autopsia svolta su ordine degli inquirenti: oltre all'ipotesi del gesto volontario, il medico legale lasciava aperte anche le strade del pestaggio e dell'abbandono del corpo lungo i binari e quella che Marco fosse stato spinto contro il treno in transito. «È un caso che va approfondito come merita - sostiene l'avvocato Cozza - Le indagini per omicidio sono partite in maniera forte a due anni dal fatto per merito della madre del 17enne. Chiediamo di risentire gli amici di Marco: non si può concludere in modo semplice e dire che il ragazzo aveva problemi familiari».

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Ultimo aggiornamento: 27 Gennaio, 12:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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