Nel mondo dorato di Camelia Bakery un tiramisù da sogno: «E' la ricetta della nonna»

Mercoledì 14 Dicembre 2022 di Alvise Salice
Valentina Soster

TREVISO - Due pasticcerie, Nascimben e Pollicino, due ristoranti, Boomerang e Tocai, e il vincitore, Camelia Bakery: il locale di Via Palestro si è aggiudicato, giovedì 8 dicembre, il premio al Miglior Tiramisù di Treviso.

Dopo una prima parte di competizione iniziata al Tiramisù Day di ottobre, i cinque finalisti si sono confrontati di fronte ad una giuria composta da Massimo Albanese (titolare della Pasticceria Max e campione uscente), Valter Crema (Unione Cuochi del Veneto), Gianni Bonaldo (Assocuochi Treviso) e Tiziano Taffarello (Accademia del Tiramisù).

Valentina Soster, vulcanica titolare di Camelia Bakery, come si sente dopo la vittoria?
«Beh, è stato davvero emozionante. Io ci credevo, ma non posso dire che mi aspettassi di vincere, perché in finale c'erano anche due pasticcerie di lungo corso».

Mettiamo da parte la modestia: ormai anche voi siete riconosciuti come pasticceri.
«Sì, magari meno di loro, però in effetti ormai posso dire che le mie ragazze hanno raggiunto un livello davvero alto. Non mi aspettavo di vincere, ripeto, ma sicuramente sapevo che ce la saremmo giocata: la sfida era incentrata su di un dolce della tradizione, e io sapevo di avere una buona ricetta, che il pubblico gradisce al 100%»

Certo, il tiramisù non è affatto il vostro core business..
«Non lo è mai stato. Quando abbiamo aperto nel 2015, questa attività allora piccolissima, il laboratorio non esisteva. Facevamo i cupcake in bianco, senza certezze: sperimentavamo l'appetibilità di un prodotto di pasticceria non italiano, che nessun altro aveva proposto prima sulla piazza trevigiana»

Si può dire che Camelia Bakery abbia introdotto a 360° un concept di locale all'epoca inedito?
«Per il territorio, sì. Io sono un'osservatrice, e durante la mia prima vita professionale, come direttore creativo e tecnico per Benetton, ho viaggiato molto, ammirando la bravura di alcune attività anglosassoni nel proporre prodotti di qualità in diversi punti vendita, e ricreare pure un'atmosfera accogliente e casalinga»

Per esempio?
«Nelle caffetterie di Londra, o di Soho a New York si respira un'atmosfera familiare, che invoglia a restarci dentro: un'atmosfera completamente diversa quindi dal classico bar nostrano, che perlopiù è solo un localino di passaggio. Il tutto, unitamente alla qualità dei prodotti offerti, mi fece accendere una lampadina. Da qui nacque l'idea di abbandonare il mio lavoro precedente per creare qualcosa di mio: Camelia Bakery»

Il resto è storia, come si suol dire. Torniamo al tiramisù: quando avete iniziato a proporlo?
«Quasi subito, perché comunque desideravo fortemente anche un prodotto dolciario tipico, originario del territorio trevigiano. Tuttavia, non lo ponevamo in evidenza. Tant'è che me lo ordinavano solo i turisti. Poi, con la crescita d'interesse generata dalle manifestazioni dedicate al tiramisù negli ultimissimi anni, abbiamo deciso, rischiando, di avere tutti i giorni il tiramisù fresco in proposta per i nostri clienti»

C'è un segreto nel vostro Miglior Tiramisù di Treviso?
«Nulla di particolare, davvero... E' una ricetta di famiglia che esiste da due generazioni. Lo faceva mia nonna, che la trasmise a mia mamma, la quale riportò il tutto in un libercolo, un ricettario che credo sia stato da lei vergato negli anni '50. Ho dato questo libricino alle mie pasticcere, che sono riuscite a replicare quella ricetta senza toccare niente»

E il segreto del successo di Camelia?
«Aver impostato questa attività come fosse una grande azienda. Sul piano del rapporto con fornitori e clienti, del rapporto col personale, dell'essere all'avanguardia su tutto, anche nei sistemi di pagamento possibili. Da noi si può tranquillamente pagare con lo smartphone anche un caffè».

    
 

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