Meduna di Livenza, donna salvata da un tentativo di suicidio

Lunedì 9 Maggio 2022 di Mep
Meduna di Livenza, donna salvata da un tentativo di suicidio

MEDUNA DI LIVENZA - «Mi butto nel fiume: la mia famiglia non mi vuole bene, la mia vita non ha più senso». Invece è stata salvata dai carabinieri. Quella telefonata disperata, fatta da una 42enne di Meduna di Livenza, racchiudeva in realtà una richiesta di aiuto.

Lo ha capito l'operatore del Suem 118 che ha risposto alla donna e lo ha capito il carabiniere rimasto al telefono con lei fino a quando i colleghi hanno raggiunto l'argine del Livenza e l'hanno convinta a desistere dai suoi propositi suicidi. Una storia a lieto fine, il cui finale è stato riscritto soltanto grazie all'empatia degli uomini dell'Arma e dei sanitari.


LA CHIAMATA


Ieri mattina la 42enne, operaia del posto, presa dallo sconforto per problemi familiari e di salute, si è diretta verso l'argine del Livenza. Decisa a farla finita. Si è fermata poco distante da via Roma. Erano da poco passate le 10. Prima di gettarsi in acqua, però, si è concessa un'ultima telefonata. Non ai genitori. Non ad amici o colleghi. Ma al 118. Il primo numero di soccorso che le è venuto in mente, forse l'ultimo filo di speranza a cui aggrapparsi. L'operatore, abituato a gestire le emergenze, ha mantenuto il sangue freddo di fronte al proposito suicida della donna. In fin dei conti se la 42enne aveva chiamato i soccorsi, c'era ancora margine. Una volta localizzato il punto da cui la signora aveva intenzione di buttarsi, non c'era tempo da perdere. La centrale del Suem ha allertato quindi il 112. Ed è a quel punto che l'Arma dei carabinieri ha saputo mostrare il suo volto più empatico. Un operatore della centrale operativa di Conegliano è rimasto al telefono con lei per diversi minuti: bisognava guadagnare tempo per permettere ai colleghi usciti in pattuglia di raggiungere e fermare l'aspirante suicida. Ma ogni giro di lancette sembrava durare un secolo. Il timore era che la donna potesse riagganciare in qualsiasi momento e mettere in atto il suo proposito di morte. Invece il carabiniere è riuscito a rassicurare la malcapitata. Fino a quando i colleghi l'hanno raggiunta, seguiti a ruota da un'ambulanza.


IL SALVATAGGIO


A quel punto la palla è passata agli altri militari, che sono riusciti a stabilire un contatto e a entrare in sintonia con la donna. Ai carabinieri ha raccontato dei problemi di salute che la attanagliavano e dei dissidi familiari che le avevano spento il sorriso. In quegli angeli in divisa ha trovato persone capaci di ascoltarla e capirla. Si è sentita rassicurata da chi le diceva che nessuna difficoltà è senza via di uscita. E alla fine ha afferrato quella mano tesa, accettando di farsi accompagnare in ambulanza all'ospedale di Oderzo, scortata dai genitori.

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