Tre medici aggrediti al giorno, la prefettura blinda gli ospedali: «Tolleranza zero»

Venerdì 8 Marzo 2024 di Mauro Favaro
Pronto soccorso del Ca' Foncello

TREVISO - Troppe aggressioni contro il personale sanitario: ospedali, pronto soccorso, guardie mediche e ambulatori territoriali diventano sorvegliati speciali. Le stretta nei controlli è stata messa nero su bianco nel nuovo protocollo operativo condiviso dalla prefettura e dall'Usl della Marca. Le forze dell'ordine, oltre a intervenire in caso di emergenza, aumenteranno i passaggi delle pattuglie davanti alle strutture sanitarie, rendendoli sempre più frequenti. E organizzeranno anche dei presidi temporanei sul posto, quando necessario. Si parte dal Ca' Foncello.

Ma non solo.

I NUMERI
Sono oltre 50 i centri medici pubblici (in 18 comuni) inseriti nell'elenco dei luoghi a rischio: i sei ospedali, con i relativi pronto soccorso, le sedi delle guardie mediche, i centri di salute mentale e i servizi psichiatrici, i Serd e i consultori tra Treviso, Oderzo, Mogliano, Roncade, Spresiano, Villorba, Preganziol, Castelfranco, Montebelluna, Pieve del Grappa, Valdobbiadene, Asolo, Giavera, Conegliano, Vittorio Veneto, Pieve di Soligo, Vazzola, Farra di Soligo. «L'obiettivo è promuovere la diffusione di una politica di tolleranza zero verso gli atti di violenza, fisica o verbale», si specifica nel protocollo. Dal canto proprio, l'Usl incrementerà le telecamere di videosorveglianza, i sistemi di tele-allarme e la vigilanza sia diurna che notturna, fatta anche con i carabinieri in congedo. In più, sono stati messi in conto corsi di autodifesa per i dipendenti e attività di formazione per gestire gli eventi in sicurezza.

LA CAMPAGNA
Per rendere le cose chiare a tutti, l'innalzamento dei livelli di sicurezza verrà evidenziato con volantini e manifesti. La speranza è che possa fungere da deterrente. La sfida non è da poco. «Contiamo due o tre casi al giorno di aggressioni ai nostri sanitari», allarga le braccia Francesco Benazzi, direttore generale dell'Usl. Nel trevigiano si registra una media di 500 aggressioni verbali all'anno contro medici, infermieri e operatori. E in una ventina di situazioni purtroppo si arriva anche alle mani. Un totale, tra l'altro, calcolato inevitabilmente per difetto. «Gli eventi di violenza si verificano più frequentemente nei dipartimenti di salute mentale e dipendenze patologiche, pronto soccorso, luoghi di attesa, servizi di geriatria ricapitolano dall'azienda sanitaria guardia medica e assistenza domiciliare, area integrazione socio-sanitaria, servizi per l'infanzia l'adolescenza famiglia e consultori e nel front-office per la prenotazione di prestazioni sanitarie».

L'ULTIMO CASO
Solo pochi giorni fa un 25enne che aveva accompagnato la sorella al pronto soccorso di Conegliano ha perso il controllo: dopo aver scardinato una porta scorrevole, ha insultato e spintonato un medico. La polizia, intervenuta subito, gli ha affibbiato una multa di 1.000 euro, applicando per la prima volta la legge anti-violenza del 2020, pensata proprio per rafforzare la sicurezza del personale sanitario. In base a questa, gli autori di aggressioni rischiano fino a 16 anni di carcere e a multe fino a 5mila euro. La stessa legge prevede la condivisione di protocolli con le forze dell'ordine per garantire interventi tempestivi. Così è stato. Il nuovo protocollo, tra l'altro, dà anche la possibilità di concordare interventi delle forze dell'ordine per prevenire possibili episodi di violenza in situazioni delicate, come i trattamenti sanitari obbligatori (Tso) o l'esecuzione delle ordinanze del tribunale per i minorenni relative all'allontanamento di minori.
 

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