Maria Cristina, la signora delle galline: «Vivo la vita come una volta. Dico grazie alla malattia»»

Mercoledì 23 Agosto 2023 di Mario Anton Orefice
Maria Cristina De Conto

TREVISO - Per Maria Cristina De Conto e suo marito Roberto è Pasqua tutto l’anno. Le loro sessanta galline Araucana, Marans, Olive egger, producono uova colorate al naturale. I fan sono centinaia, ma non è solo un fatto estetico. Le signore galline hanno a disposizione i 1600 metri quadrati di prato di Ovi de Casada, questo il nome dell’azienda agricola di Paese unica in Veneto. Non solo. Mangiano come fossero ospiti di un ristorante cinque stelle bio. Cristina segue la ricetta di sua nonna Nina che non prevede l’uso della soia, ormai presente in quasi tutto ciò che mangiamo, ma latte crudo e siero di latte di capra con granoturco a chilometri zero e semi di lino bio.


NATURALI

Una miscela naturale che non solo dà un sapore speciale alle uova ma crea anticorpi giganti che tengono lontane le malattie più comuni tra i pennuti. E i colori come si ottengono, dipendono dai pasti? «No dipendono dall’ovidotto - spiega Cristina in mezzo al verde di un campo che sta proprio lungo il confine tra il comune di Paese e quello di Treviso -. L’ovidotto, per intenderci, è il “tunnel” da cui passa l’uovo prima di vedere la luce. In quel passaggio la gallina e tutti gli ovipari, come anatre, aquile, cicogne, pappagalli, pinguini, quaglie, merli, rondini, struzzi, secernono delle sostanze che colorano in diverse tinte le uova. Nella mia variopinta famiglia di galline, le Araucana, che vengono dalle Ande, fanno le uova azzurre, le francesi Marans depongono uova “simil cioccolato” dal marrone rossiccio al quasi nero, per questo sono  soprannominate Poule aux œufs d’or ovvero  “Gallina dalle uova d’oro”.

Mentre le Olive egger regalano mille sfumature di verde». 


LA NONNA

Ma com’è che un giorno Maria Cristina decide di dedicare le sue giornate a quelli che nella sua pagina Instagram ha chiamato Ovi de Casada? «Mia nonna Nina - racconta - aveva la quinta elementare ed era una donna straordinaria, aveva una passione per gli animali, in particolare le galline, che riempiva di mille attenzioni: grandi spazi, pulizia e un’alimentazione naturale. E scriveva poesie, ha anche pubblicato qualche libro. Diciamo che il seme c’era ma chi l’ha fatto germogliare è stata la malattia, il tumore al seno che mi ha colpita qualche anno fa. È stato un percorso complicato, oltre alla chemioterapia dovevo seguire una dieta particolare che escludeva la soia, alimento che favorisce lo sviluppo del tumore al seno. Sono tornata alla genuinità. Poi è successo che una mia cara amica d’infanzia, Eliana, titolare del negozio Eliana Fiori in centro a Treviso, sì è ammalata dello stesso male a uno stadio più grave. L’ho assistita fino alla fine e le raccontavo delle mie galline e delle uova colorate, e di come alle volte attraverso fortunati incroci riuscivo a ottenere un colore tendente al lilla o al rosa, e della capra Mike che tenevo nell’aia e che ogni volta si mangiava il pastone preparato per le galline. O della volpe che vive nel boschetto a poca distanza da noi, che qualcuna se l’è mangiata, ma poi con la rete mobile, quella che i pastori usano per le pecore durante la transumanza, non è più tornata. Aggiungevo ogni volta qualche nuovo particolare tenendole la mano mentre lei si addormentava. La sento sempre vicina a me, è lei che mi guida». «La ricordo in ogni confezione di uova che valorizzo con mazzetti di erbe aromatiche, alloro, coriandolo e minibouquet di dalie. Poi aggiungo un foglio di carta da pacchi scritto a mano in cui mi presento: “Ciao sono Cristina, ho da sempre la passione per le galline trasmessa da mia nonna Nina che era conosciuta per lo “sbatudin” più buono del paese; venivano anche “i siori di Treviso” a prendere le sue uova». 

Ultimo aggiornamento: 18:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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